Democrazia illiberale
La mail è gentile. Giunge da un’amministrazione locale che si muove per tempo per organizzare una manifestazione pubblica per il Giorno della Memoria. Chiede un consiglio per “contattare un ospite che l’amministrazione vorrebbe come portavoce (diretto o, visto il lungo tempo passato, indiretto) di quei terribili fatti conseguenti alla promulgazione in Italia delle leggi razziali e all’azione nazifascista di segregazione e prigionia a danno del popolo ebraico in Italia”. Tutto bene – ci si dice – routine della Memoria. Scriveremo una risposta altrettanto cortese.
Ma la mail prosegue: “Il programma sarà rivolto in particolare agli studenti delle scuole medie e superiori; avremmo necessità quindi di un testimone che esponga ai ragazzi un profilo storico e civico non politicizzato in alcun modo (…) senza confronti o rimandi all’attualità, per rispettare le regole sulla neutralità del mondo scolastico”. Eccoci arrivati, infine. La democrazia illiberale di Orban fa la sua comparsa anche in Italia nel Giorno della Memoria. Testimoni che dovranno sì parlare – perché l’attività istituzionale lo impone – ma che stiano in realtà muti, che non pensino, anestetizzati attorno al racconto del dolore storicizzato e cristallizzato nel passato. Il mondo scolastico, quello dove molti di noi hanno formato la loro coscienza politica discutendo con docenti e compagni di classe, viene proiettato in una indefinita dimensione neutra che ricorda tanto le schiere di bambini irreggimentati del video dei Pink Floyd “The Wall”. E vien da canticchiare, in questo contesto, “we don’t need no education, we don’t need no thought control…”
Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC
(8 novembre 2019)