Monopoli e diserzioni
Giovedì scorso nella mia scuola è stata organizzata una giornata di studio sulla Costituzione; oratori di alto livello, domande intelligenti da parte dei ragazzi. Si parla di uguaglianza e di come renderla sostanziale e non solo formale, di diritto d’asilo, di casi in cui due o più principi costituzionali potrebbero risultare in conflitto tra loro; interventi interessanti e intelligenti anche da parte degli allievi. Noto che sembrano tutti d’accordo anche su temi che potrebbero essere controversi. D’altra parte le classi che partecipano all’iniziativa sono una decina su cinquanta circa. Certo, nell’aula magna non ci sarebbe stato spazio per una classe in più, eppure non posso fare a meno di notare una certa omogeneità ideologica tra i colleghi che hanno aderito all’iniziativa e gli allievi che sono intervenuti. E gli altri?
Il giorno precedente era stata votata al senato la mozione che istituiva la commissione contro il razzismo e l’antisemitismo. Su questo notiziario, se ben ricordo, sono apparsi solo commenti favorevoli, senza alcun genere di obiezione, neppure su punti in cui il testo della mozione poteva legittimamente apparire controverso o ambiguo. Confesso che solo ieri leggendo l’intervento di Stefano Jesurum ho capito quanto in realtà su questo tema gli ebrei italiani siano tutt’altro che unanimi. Perché allora non c’è stato un dibattito ampio e articolato? Mi pare che si sia verificato un meccanismo simile a quello che è accaduto nella mia scuola: alcuni temi sono particolarmente cari a determinati gruppi di persone che hanno più o meno le stesse opinioni; chi ha idee diverse tende ad essere diffidente e a non partecipare a dibattiti e iniziative percepite come “di parte”, che a quel punto, a causa delle diserzioni, finiscono effettivamente per sbilanciarsi, e dunque vengono ulteriormente disertati, e così via. Gli insegnanti che hanno opinioni diverse tengono lontane le proprie classi da un’attività sulla Costituzione, i ragazzi che hanno opinioni diverse rinunciano a far sentire la propria voce, le occasioni di incontro e dibattito (una commissione parlamentare, un giornale nato per favorire un ampio confronto) sempre più spesso non vengono colte.
E così valori che dovrebbero essere di tutti finiscono per diventare solo di qualcuno.
Anna Segre, insegnante
(8 novembre 2019)