“È tempo di giustizia, nel nome di Modì”

L'affare ModiglianiCi sono e ci saranno ancora molti modi per ricordare il grande Amedeo Modigliani a 100 anni dalla morte. Dania Mondini, giornalista Rai, e Claudio Loiodice, per trent’anni ispettore della Polizia di Stato, hanno scelto di farlo con un libro inchiesta che sta scuotendo il mondo dell’arte: L’Affare Modigliani, pubblicato da Chiarelettere. Il racconto di come, attorno alla figura di Modì, continuino “esattamente da un secolo a intrecciarsi segreti, crimini e misteri”.
Eclatante, tra gli episodi più recenti, il caso dei falsi Modigliani esposti a Palazzo Ducale a Genova. Da Livorno a Parigi, da Londra a Ginevra, esce fuori però anche molto altro.
Si scava in questo mondo torbido nelle pagine del libro, suddivise in otto “scene del crimine”, ciascuna con i suoi protagonisti e con i suoi inquietanti risvolti che dal passato si riverberano nel presente. Misteri che L’Affare Modigliani in parte chiarisce andando a fornire materiale prezioso per gli inquirenti che ancora cercano di venire a capo delle numerose questioni irrisolte. Al centro il maxi giro di falsi Modigliani che dal 1919 ad oggi imperversa nel mercato, con tutto quel che ne consegue in termini non solo economici ma anche di giustizia e credibilità. Chi sono gli artefici di questa truffa? Chi i complici? Ne L’Affaire Modigliani si fanno diversi nomi e cognomi.
“Questo libro – spiegano gli autori – è un atto di denuncia. Troppi sono stati gli intrecci, troppi sono i misteri, le omissioni, le leggerezze spesso volute che hanno agevolato il malaffare intorno alla figura e all’opera di Modigliani e alla sua famiglia”. Un volume che, a detta di Mondini e Loiodice, va a colmare una lacuna importante: “Nessuno prima di questo libro ha raccolto e riassunto il materiale esistente in chiave criminologica”.
Un’impostazione apprezzata tra gli altri da Pietro Grasso, ex presidente del Senato oltre che ex procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, che firma la postfazione dell’opera. “Nel dedalo di storie e di raggiri iniziati sin dal giorno dei funerali di Modigliani – osserva a tal proposito – si incrocia la storia del Novecento, dal dramma delle persecuzioni naziste alla guerra fredda combattuta, forse, anche attraverso la vicenda delle ‘teste di Modigliani’ ritrovate a Livorno nel 1984”. Un caso che, avverte Grasso, riprendendo un filone del libro, è stato forse troppo frettolosamente “archiviato come burla e così passato nell’immaginario collettivo”.
Il libro, affermano gli autori, è soprattutto un atto di giustizia: “Vogliamo ridare dignità all’artista e al patrimonio culturale del nostro paese. Siamo stati ispirati dalla condivisione dei valori della legalità che ci unisce nella Fondazione Antonino Caponnetto. Oggi più che mai c’è chi continua a lucrare sulla vita e sulle opere di quel ‘dannato’ artista, morto in povertà assoluta, probabilmente non soltanto a causa della sua malattia”.
Un atto di giustizia in memoria di un grande artista troppo spesso tratteggiato in modo ingiusto (il libro ricorda alcuni epiteti piuttosto in auge come “folle, violento, alcolizzato e drogato”). Nel frattempo Livorno torna ad omaggiare Modì con una mostra dei suoi dipinti e disegni, esposti per l’occasione al Museo della Città. A curare l’allestimento è Marc Restellini, tra i massimi esperti di Modigliani al mondo, che fu tra i primi a denunciare la presenza di falsi a Genova e che ha contribuito con alcune dritte alla stesura del libro.

(12 novembre 2019)