Israele-Gaza, una fragile tregua
Poche ore dopo l’annuncio del raggiunto cessate il fuoco tra Israele e il movimento terroristico della Jihad islamica, da Gaza sono partiti cinque missili. Una violazione della tregua appena siglata che non ha però trascinato a nuove ostilità. La fragile calma in queste ore sta tenendo e i cittadini del Sud d’Israele provano a tornare alla normalità dopo il lancio da Gaza di oltre 450 missili (90 per cento intercettato dal sistema Iron Dome). “Lo Stato di Israele ha dimostrato ancora una volta in questo ciclo di combattimenti che non resta inerte quando la sicurezza dei suoi cittadini è minacciata. D’altra parte, abbiamo chiarito perfettamente che non siamo interessati a un’escalation e che la risposta alla calma sarà la calma”, ha sottolineato in il Presidente israeliano Reuven Rivlin, parlando della volontà d’Israele di far cessare il round di scontri con Gaza. “Voglio esprimere il mio sostegno a tutti i cittadini israeliani, che hanno dimostrato ancora una volta la loro capacità di resilienza. – ha aggiunto Rivlin – È questa resilienza che permette alle nostre forze di sicurezza di fare il loro vitale lavoro nel modo più professionale possibile, come hanno fatto questa volta. I miei ringraziamenti e il mio apprezzamento, a nome di tutti gli israeliani, ai nostri soldati e ai loro comandanti, membri delle forze di sicurezza, di intelligence e delle squadre di soccorso”.
Dopo l’annuncio dell’eliminazione del comandante della Jihad islamica Baha Abu al-Ata – ritenuto uno dei principali ostacoli a una trattativa diplomatica con Gaza e responsabile di molteplici attacchi contro Israele – sono iniziati due giorni di scontri, con centinaia di missili sparati da Gaza contro Israele, soprattuto contro il sud, e con la conseguente reazione israeliana. Intervistato da ynet, il portavoce dell’esercito israeliano Hidai Zilberman ha spiegato che 25 militanti della Jihad islamica sono stati uccisi mentre cercavano di lanciare missili e razzi anticarro verso centri abitati israeliani (l’emittente Kan riporta i dati del ministero della Salute di Gaza, gestito da Hamas, che parla di 34 morti palestinesi). Nell’intervista Zilberman ha spiegato che l’azione contro Abu Al-Ata è stata un successo. “Il nostro piano era quello di colpire solo la Jihad islamica e separare Hamas dalle ostilità”, ha detto il portavoce dell’esercito parlando delle azioni delle ultime 48 ore a Gaza e sottolineando che la Jihad islamica ha subito un duro colpo alle sue capacità militari in quest’operazione. Il movimento terroristico di Hamas, che controlla l’enclave, nei fatti è rimasto come auspicato fuori dallo scontro. “La Jihad islamica non è l’Iran e nemmeno Hamas, quindi Tsahal ha usato una piccola parte delle sue capacità in questo ciclo di combattimenti”, le parole di Zilberman, che ha puntualizzato come Israele sia pronta intervenire su qualsiasi fronte.
Nel Sud d’Israele rimane però alta la preoccupazione. “Non abbiamo la pace. Mentre il risultato militare è enorme, il risultato politico è carente. – ha dichiarato a Kan Ofir Liebstein, capo del consiglio regionale di Sha’ar Negev (area nel sud). – Non è stata raggiunta alcuna decisione e le organizzazioni terroristiche non hanno messo da parte i loro lanciamissili”.
Daniel Reichel