Fili e figure
La leggerezza maestosa del gabbiano; l’espressione minacciosa del ragno; i tratti vagamente famigliari del centauro (forse una sorta di autoritratto?) Animali, uomini, animali fantastici; dettagli che colpiscono, inquietano, affascinano; una leggera piega del filo di rame può bastare per far intuire un movimento, l’espressione di uno sguardo. Inutile domandarci quanto apprezzeremmo le figure create da Primo Levi con i fili di rame e altro se non sapessimo che sono opera sua, se non fossimo predisposti favorevolmente dal nostro amore per lo scrittore. La stessa domanda non potrebbe forse valere per qualunque opera d’arte? Non siamo sempre influenzati dalla loro fama e da ciò che sappiamo sugli artisti? Nel caso di Primo Levi, poi, la conoscenza dei suoi libri è senza dubbio una chiave per l’interpretazione delle sue creazioni di rame (e forse anche viceversa); tanto più che la felice scelta dei curatori della mostra di accostare ad ogni figura una citazione contribuisce a moltiplicare le suggestioni che le creazioni di Primo Levi ci trasmettono.
Poi entrano in gioco anche i ricordi. Il grande coccodrillo appeso alla parete che sovrastava le riunioni di redazione di Ha Keillah a casa della redattrice Ada Luzzati, cugina di Primo Levi e moglie del suo amico Silvio Ortona. Altre due (ma quali erano? Mi pare di ricordare una figura antropomorfa; forse era proprio il centauro?) facevano capolino tra i loro libri. E poi il mio ospite temporaneo, il drago (o, per lo meno, io l’ho interpretato come un drago), originale perché composto con fili di diverso spessore e due colori, trovato a casa della mia prozia Giulia Colombo Diena, anche lei cugina di Primo Levi (avrei mai immaginato di visitare, esposta alla Galleria d’Arte Moderna di Torino, un’opera d’arte che qualche anno fa aveva soggiornato un paio di mesi nel mio salotto?) Del resto, come ho già scritto, grazie a Primo Levi noi ebrei torinesi abbiamo avuto il grande privilegio di vedere la nostra quotidianità (luoghi, tradizioni, modi di dire) trasformata in letteratura. Le figure che abbiamo avuto sotto gli occhi quando nessuno sembrava conoscerne l’esistenza sono forse anche un po’ un simbolo tangibile di questo privilegio.
Comunque sia, ricordo che le figure mi piacevano molto (e non ero certo l’unica ad apprezzarle) già allora, quando se ne stavano discretamente appese ai muri o sugli scaffali delle librerie di parenti e amici. A maggior ragione ritengo che valga la pena vederle esposte sapientemente sotto la luce giusta e accompagnate da citazioni suggestive.
Anna Segre
La mostra “Primo Levi. Figure” sarà aperta fino al 26 gennaio 2020