Messi in Israele, tra grande calcio
e progetti per l’infanzia in difficoltà

Sembrano passati secoli, eppure era poco più di un anno e mezzo fa. Argentina-Israele: ultima amichevole per i sudamericani prima del Mondiale di Russia. Attesa alle stelle. Ma anche la tensione, per via delle minacce da parte araba. “Se Messi andrà in Israele, bruceremo le sue maglie” annunciano alcune organizzazioni, supportate dal numero uno del calcio palestinese Jibril Rajoub. E così i dirigenti argentini, con una decisione che farà infuriare il governo di Gerusalemme, decidono di annullare la loro partecipazione all’incontro. Rajoub sarà poi squalificato dalla Fifa, ma la ferita resta aperta.
Un’amichevole dal notevole richiamo in programma stasera allo stadio Bloomfield di Tel Aviv cerca di ricucire lo strappo. Di fronte Argentina e Uruguay, per novanta minuti di gioco che si annunciano spettacolari. Anche per la gioia di Messi, accolto in queste ore con un entusiasmo contagioso. Un gradito ritorno anche per il diretto interessato, a quanto pare. Messi fu infatti già ospite di Shimon Peres nel 2013 e con lui si confrontò sulla valenza educativa del pallone, più forte di ogni ostacolo e differenza. Temi su cui è tornato a soffermarsi con il filantropo Sylvan Adams, già artefice della Grande Partenza del Giro d’Italia 2018 da Gerusalemme, che gli ha illustrato le sfide del progetto israeliano per l’infanzia del Terzo Mondo “Save A Child’s Heart”. Assieme ad Adams alcuni giovani da Senegal, Etiopia e Zanzibar che riceveranno in Israele cure sanitarie irraggiungibili in patria.

a.s twitter @asmulevichmoked

(18 novembre 2019)