Welfare ebraico, esperienze a confronto
Il modello italiano a Parigi
Una due giorni di incontri e di panel sulle iniziative che le Comunità ebraiche europee mettono in atto per l’assistenza sociale. Organizzata a Parigi dall’European Council of Jewish Communities, la conferenza annuale sul “jewish welfare” ha visto relazionare per l’Italia il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e assessore alle politiche sociali Giorgio Mortara, la ricercatrice Inapp e Consigliera della Comunità ebraica di Roma Daniela Pavoncello, Ester Pace del Centro Ebraico Il Pitigliani e Fiorella Calò della Deputazione ebraica d’Assistenza di Roma.
Due i “filoni” principali delle iniziative UCEI in materia di welfare e sostegno a chi è in difficoltà: una serie di interventi ad ampio raggio rivolti alle Comunità ebraiche italiane, in particolare alle realtà piccole e medie, con una speciale attenzione per le persone anziane (ma non solo); e un impegno concreto in favore dei migranti, con progetti “ad hoc” volti al sostegno e all’integrazione di alcuni gruppi di persone, con iniziative in particolare a Milano, Torino, Firenze.
Per quanto riguarda il welfare rivolto ai membri delle Comunità ebraiche, Mortara ha sottolineato come sin dal 2010 l’UCEI abbia istituito una Commissione per il servizio di assistenza sociale, che lavora ormai da anni.
Oggi gli interventi in Italia sono ripartiti in tre diverse circoscrizioni: Nord-est, Nord-ovest, Centro-sud (le uniche comunità ebraiche non servite direttamente sono Roma e Milano, che possono contare su proprie risorse di welfare, e con le quali c’è un coordinamento), con assistenti sociali itineranti, che supportano gli utenti in vari ambiti, dal sostegno economico all’ascolto psicologico, dall’aiuto nelle pratiche burocratiche per gli anziani nazi-victims all’orientamento nella ricerca di un lavoro. In particolare in quest’ambito, sono stati avviati veri e propri progetti di carattere nazionale, come Chance2Work, per aiutare in particolare i giovani a orientarsi nel mondo del lavoro, ed è inoltre stato riaperto lo sportello di orientamento della Comunità di Milano.
“Tra il 2014 e il 2019 c’è stato un notevole incremento delle persone assistite, segno che politiche oculate di welfare sono più che mai necessarie” ha sottolineato Mortara. “I risultati ottenuti finora sono stati molto buoni, abbiamo un ottimo feedback da parte degli utenti. E va sottolineato che tanto più i rappresentanti delle Comunità collaborano e supportano gli assistenti sociali nel loro lavoro, tanto più si ottengono interventi efficaci.”
A relazionare, nel pomeriggio, Daniela Pavoncello, su un progetto di inclusione e sostegno attraverso lo sviluppo dell’agricoltura sociale. Il progetto “Netinà Lamishpachà – Famiglie solidali” è stato presentato invece da Ester Pace e Fiorella Calò. Nato per favorire il sostegno di nuclei familiari che stanno attraversando periodi difficili, da parte di famiglie più solide, il progetto è il frutto della collaborazione di Pitigliani e Deputazione ebraica.
Alla conferenza era presente anche Sabrina Coen, delegata per l’UCEI nel board dell’ECJC, che ha avuto un ruolo chiave nell’organizzazione della missione italiana, e che ha dichiarato: “Mi auguro che la collaborazione a livello europeo sul tema del welfare diventi sempre più organica. L’Italia ebraica può vantare delle ottime pratiche in quest’ambito, e stiamo lavorando nella direzione della condivisione e dell’implementazione di queste importanti esperienze.”
Sul fronte migranti e welfare “esterno” alle Comunità, il contributo dell’UCEI è diretto principalmente ad attività che sono e saranno intraprese a Milano, Torino e Firenze, località dove già esisteva un impegno delle Comunità per i migranti, e che – come deliberato nell’ultimo Consiglio UCEI – con il contributo dell’Unione potrà essere ulteriormente implementato.
Le iniziative stanno muovendo i primi passi in queste settimane, si articolano su più livelli e vedono la collaborazione di diverse realtà.
A Milano, dove da diversi anni la Comunità supporta iniziative in favore dei migranti e sostiene il lavoro dei City Angels, volontari che forniscono assistenza, vestiario e pasti caldi ai senzatetto (molti dei quali sono immigrati), è prevista l’attuazione di ulteriori progetti di accoglienza, che saranno meglio definiti nelle prossime settimane e portati avanti grazie all’impegno dell’“associazione ombrello” “Una mano per…”, che vede collaborare più realtà, tra cui, oltre alla Comunità ebraica, anche Ame – Associazione Medici Ebrei, Benè Berith, Betè Avon, Volontariati Biazzi, Joi e Hashomer Hatzair.
A Firenze, la Comunità ebraica sostiene l’accoglienza, in collaborazione con la cooperativa “Il cenacolo”, di dodici minori non accompagnati, provenienti per la maggior parte dall’est Europa e dal Pakistan.
Ha inoltre già preso avvio un ciclo di incontri di formazione, rivolti a operatori nella multicultura e nell’assistenza ai migranti, nell’idea che garantire una adeguata formazione a chi lavora a contatto con i migranti sia uno step fondamentale per aiutarli nel difficile percorso dell’integrazione.
Infine a Torino è ospitata e supportata, con il contributo della Comunità ebraica, una famiglia congolese. Nelle prossime settimane la Comunità deciderà come implementare le iniziative, stante il supporto economico dell’UCEI su questi temi, anche in collaborazione con la Chiesa Valdese.
Tante le iniziative e i “semi di bene” piantati, dunque. Non resta che lavorare e aspettare, per cogliere i germogli.
Marco Di Porto
(19 novembre 2019)