L’esempio di Rebecca
Dopo la morte di Sarah, Abramo si preoccupa di dare continuità alla famiglia procurando di trovare una moglie idonea per il figlio Isacco; affida pertanto al servo Eliezer il compito di andare a cercare la sposa per il figlio presso la sua famiglia di origine. Il midrash ci racconta che lo stesso Eliezer aveva una figlia, per la quale nutriva la segreta speranza che potesse essere proprio lei a sposare Isacco. Era tuttavia consapevole che Abramo non condivideva questo progetto. A proposito di questo midrash ci possiamo chiedere: perché mai Abramo era così contrario a che Isacco formasse la sua famiglia sposando la figlia di Eliezer? Eppure, è proprio il midrash che sottolinea la profonda devozione del servo al patriarca, tanto che il luogo di origine di Eliezer, “di Damasco” – viene simbolicamente interpretato come anagramma di un’espressione che significa Eliezer “attingeva l’insegnamento del suo maestro (Abramo) per poter dissetare con questo tante persone”. Rav Yaakov Filber spiega che proprio questa lode che svolge il midrash, sulla totale fedeltà di Eliezer nel raccogliere l’insegnamento di Abramo, ne definisce al tempo stesso i limiti. Eliezer era certamente scrupoloso nel riportare e dare diffusione all’insegnamento di Abramo, ma non aveva la capacità di elaborare e di sviluppare dalla dottrina del patriarca un pensiero e delle interpretazioni personali. Il desiderio di Abramo era che la sua discendenza si sviluppasse non solo nella scrupolosa imitazione di quanto da lui tracciato ma nella capacità di sviluppare anche qualcosa di nuovo e di personale, come infatti avvenne con gli altri due patriarchi, Isacco e Giacobbe, ciascuno dei quali ci ha lasciato un proprio specifico esempio di vita e di spiritualità. È importante però constatare, dal prosieguo dell’episodio, che la possibilità di arricchire con nuovi sviluppi l’insegnamento dei propri maestri non dipende solo dalle doti intellettuali e dal metodo di studio del discepolo ma anche dal comportamento e dai valori morali che ne caratterizzano la vita; questo impariamo dall’esempio di colei che diviene la seconda matriarca: affinché le doti di Isacco venissero pienamente alla luce era necessario che accanto a lui ci fosse una donna come Rebecca, la cui generosità e la cui gentilezza d’animo si manifestano nell’incontro con lo stesso Eliezer, coniugate con la capacità di interpretare i fatti in modo personale e di prendere le migliori iniziative conseguenti. Il servo di Abramo la mette alla prova chiedendole – “fammi sorseggiare un po’ d’acqua dalla tua brocca”, al che Rebecca non si limita ad eseguire con scrupolo la richiesta ma coglie la complessità del caso, ragiona pensando non solo alla richiesta che le veniva rivolta esplicitamente, ma alle necessità che la situazione richiedeva e risponde quindi “Attingerò anche per i tuoi cammelli, finché non abbiano finito di bere”.
Attraverso questo episodio, alla luce del midrash, raccogliamo da Abramo la sollecitazione ad indirizzare lo studio di Torà cercando di andare oltre la ripetizione di quanto riceviamo dai maestri per elaborare le loro parole con insegnamenti, che sviluppino senza mai tradire; al tempo stesso cerchiamo anche di cogliere l’esempio di Rebecca, per ricordare sempre che la mente si sviluppa in modo armonico quando si accompagna con la ricchezza del cuore e con le azioni generose.
Rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova
(20 novembre 2019)