Firmarono il Manifesto della Razza,
Roma li cancella dalla toponomastica
“Dobbiamo imparare a conoscere la storia per capire chi siamo stati e scegliere come vogliamo essere. Con questo atto voi avete fatto una scelta di campo, avete scelto e preso una posizione. E si può scegliere solo se si è consapevoli”.
Parla agli studenti romani la sindaca Virginia Raggi. E lo fa al cinema Andromeda, in un giorno speciale, quello che segna la conclusione del processo partecipativo che ha portato a una diversa intitolazione delle strade che fino a poche ore fa portavano il nome degli scienziati Edoardo Zavattari e Arturo Donaggio, firmatari nel ’38 del Manifesto della Razza.
Al loro posto eminenti figure che risaltano per percorsi di vita e impegno accademico ben diverso: il medico Mario Carrara, che rifiutò il giuramento di fedeltà al fascismo; Nella Mortara, tra le primissime docenti donna di Fisica alla Sapienza, ed Enrica Calabresi, ordinaria di Entomologia a Pisa, che subirono entrambe i provvedimenti antiebraici del regime, con quest’ultima che si suicidò per evitare la deportazione.
“Voi attraverserete sempre le strade della città e quando alzerete lo sguardo domani capirete che i nomi indicati hanno sempre una storia e un significato” ha sottolineato Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, rivolgendosi agli studenti romani. “A voi, cari ragazzi, tocca non solo studiare la storia, ma esserne parte, esserne artefici in positivo e, un giorno, i vostri nipoti si fermeranno davanti a un cartello e potranno anche loro capire cosa vogliono dire vita, dignità e libertà”.
Una scelta, quella dell’amministrazione capitolina, che è di segno opposto rispetto a quella adottata dal Comune di Verona. La presidente UCEI ha condannato con ferme parole la decisione della commissione toponomastica locale di dare il via libera all’intitolazione di una strada a uno dei principali propagatori di antisemitismo dell’epoca fascista: Giorgio Almirante.
Commovente la testimonianza di Lea Polgar, ebrea fiumana che aveva appena cinque anni quando le Leggi razziste entrarono in vigore. Una storia, la sua, che è raccontata nel documentario “1938. Quando scoprimmo di non essere più italiani”, realizzato da Pietro Suber e prodotto da Dario Coen. Proprio grazie a questo lavoro, di cui sono stati proiettati alcuni spezzoni, e a una esplicita richiesta di revisione toponomastica rivolta da Suber e Coen alla sindaca, ha preso avvio questo percorso condiviso, conclusosi con la scopertura a fine mattinata delle nuove targhe. “Una giornata storica” afferma la sindaca Raggi.
Tra i presenti alla cerimonia l’ambasciatore statunitense Lewis Eisenberg, il suo omologo israeliano Dror Eydar, il presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma Mario Venezia e il segretario generale UCEI Uriel Perugia.
(21 novembre 2019)