L’Italia e la lotta ai crimini dell’odio
Una panoramica sui crimini d’odio in Italia e a livello internazionale, la loro definizione e il loro inquadramento giuridico. Sono alcuni dei temi toccati nella lectio magistralis all’Università di Roma tenuta dal prefetto Vittorio Rizzi, vicecapo della Polizia nonché presidente dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad). Di fronte agli studenti di psicologia – dopo i saluti del preside della Facoltà di Medicina e Psicologia Fabio Lucidi e del direttore del Dipartimento di Psicologia Pierluigi Zoccolotti – il prefetto ha toccato il tema dell’hate speech, analizzando sotto diverse prospettive, tracciando collegamenti dalla letteratura classica per arrivare alle definizioni presenti nelle direttive Ue e nelle carte internazionali. “L’hate crime nasce dalla costruzione reato più pregiudizio – ha spiegato Rizzi – e la vittima appartiene nello specifico a una minoranza con caratteristiche protette: etnia, razza, credo religioso, disabilità e così via. Questo tipo di reati colpiscono sia il singolo e sia il gruppo a cui appartengono”. A proposito di leggi, Rizzi ha sottolineato l’importanza dell’introduzione della norma che contrasta la negazione della Shoah. “Un scelta di posizione del nostro paese”, ha spiegato il vicecapo della polizia, rimarcando come la norma dia un segnale a tutta la società. Tra i presenti all’incontro, anche il responsabile sicurezza dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giacomo Zarfati.