Ritorna ogni anno
“Io del progresso non mi lamento / anzi, vi dico, ne son contento”, scriveva Gianni Rodari in Ritorna ogni anno…ed io mi associo anche se di progresso ne vedo davvero poco. Ogni anno infatti ritornano nel seguente ordine: panettoni e pandori – sempre più precocemente, e secondo i miei calcoli di questo passo ce li ritroveremo in giro già per ferragosto. Non il panettone conservato dall’anno precedente, come sta tornando di moda negli ultimi anni e a Milano non ha mai smesso di essere consumato, bensì quello per il Natale che arriverà, con corredo di biscotti di cioccolato e marzapane, tè aromatizzato all’arancia e cannella, e altre leccornie tipiche dell’atmosfera natalizia, che noialtri ci ostiniamo a chiamare periodo invernale.
Dopo i panettoni e pandori, non oltre due mesi dall’inizio della scuola, ricompaiono: le proposte per gli addobbi natalizi, le disquisizioni sui regali agli insegnanti (chissà perché bisogna farli in questa circostanza, non magari a fine ciclo di studio), le gare per la lotteria per la scuola a tema, ed infine lei, la regina di tutti gli eventi, quella che mette in fibrillazione tutti e per tutto l’anno quasi quanto la carriera di piazza per i senesi: la Festa di Fine Anno – non fine anno scolastico, ma fine anno solare, altrimenti nota come Festa di Natale.
Chi in sordina boicotta le lezioni di musica sperando che non siano stati raccolti abbastanza fondi per finanziarle dovrà rassegnarsi: prima ancora, ed indipendentemente dalle medesime (comunque obbligatorie perché facenti parte del curriculum di studi, e comprendenti nel pacchetto svariate canzoncine su bambinelli, angioletti e protagonisti della notte magica) le chat di classe si riempiono di cappellini da Babbo Natale da acquistare (per la festa, per andare a scuola, e non saprei per quali altre circostanze, ma ogni anno la versatilità dell’oggetto in questione riesce a sorprendermi).
“Ritorna ogni anno, arriva puntuale”, scriveva sempre Rodari: ogni anno tocca così spiegare (e si badi bene, anche alle stesse persone, ma è passato un certo lasso di tempo e dunque la loro sbadataggine va perdonata) che Natale non fa proprio parte della nostra tradizione e no, non crediamo (tono della voce cospiratorio e più basso sino al bisbiglio) in Babbo Natale – sguardi di commiserazione verso l’adulto farneticante tali idiozie e di sentita, sincera preoccupazione per i pargoli generati dal suddetto adulto, perché va bene tutto, anche essere ‘ebraici’ e non battezzati, non credere in Gesù e nella di lui madre…ma in Babbo Natale, poveri bambini anche di questo sono stati privati, quale infanzia potranno mai avere.
Non saprei spiegarne la ragione, ma a queste amene scenette mi sovviene l’ossimorico vegetarianesimo ucraino del protagonista di Ogni cosa è illuminata: qualcosa di semplicemente inconcepibile.
Sara Valentina Di Palma
(21 novembre 2019)