Il convegno a 10 anni dalla scomparsa
“Rav Sierra, Maestro e uomo speciale”
“Di lui resta una traccia viva. Son passati dieci anni dalla scomparsa ma il suo ebraismo, la sua umanità, il suo amore per le mitzvot, non sono stati dimenticati. Sarà una bella occasione per ricordarlo, tutti insieme”.
Di rav Sergio Yosef Sierra, dal 1960 al 1985 rabbino capo di Torino, rav Alberto Somekh conserva una memoria nitida. Un rapporto allievo-maestro caratterizzato da ricordi indimenticabili, ancora scolpiti nel cuore e nella mente. Sono quelli che rav Somekh rievocherà questa domenica, nei locali comunitari torinesi, in occasione della giornata di studio in onore del rav Sierra organizzata da Comunità ebraica e Scuola Rabbinica Margulies-Disegni, con l’adesione della sezione locale dell’Amicizia Ebraico-Cristiana. Nell’occasione voci di Maestri, docenti universitari e parenti si confronteranno su un grande rabbino italiano del Novecento, formatosi al Collegio Rabbinico e cui giovanissimo, prima dell’incarico a Torino, toccò il compito di guidare gli ebrei bolognesi negli anni della ricostruzione post-Shoah. Tra i vari incarichi, rav Sierra fu anche direttore della scuola rabbinica, presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia e docente di Letteratura ebraica all’Università di Genova.
Nel giorno della scomparsa, rav Somekh intervenne con una testimonianza ricca di umanità. Raccontava il rav: “Per alcuni anni venivo qui due o tre giorni alla settimana per studiare sotto la guida sapiente di rav Sierra. Ricordo in particolare gli esami, che si svolgevano la domenica mattina presto nella sua casa di via Pietro Giuria insieme a rav Curt Arndt e a Adi Schlichter z.l. Partivo da Milano con il buio e venivo puntualmente accolto dalla signora Ornella con una tazza di caffelatte bollente”. Domenica il ricordo tornerà a quelle ore di calore e intimità. Ma, annuncia rav Somekh, si focalizzerà anche sul testo “Il valore etico delle mitzvot”, scritto dallo stesso rav Sierra a beneficio di tutti gli ebrei italiani.
I lavori si apriranno alle 10.30, con il benvenuto del presidente della Comunità ebraica Dario Disegni. Non un saluto istituzionale classico. L’avvicendamento che ebbe per protagonista suo nonno Dario e lo stesso rav Sierra resta infatti uno snodo fondamentale di storia ebraica torinese e italiana. Fu proprio il rav Disegni a indicare in rav Sierra il suo successore. Una scelta, conferma il nipote, che fu ben motivata e si rivelò azzeccata. “Il rav Sierra – sottolinea – fu persona di grande cultura, saggezza, umanità. Aveva infatti una notevole capacità di instaurare rapporti, aiutato in ciò dalla moglie Ornella”. Una personalità grazie al quale, prosegue Disegni, “molti giovani, in ambito ebraico, si sono formati”. E con loro i tanti che hanno appreso dal rav “anche nelle aule universitarie”. Con questa giornata di studi, afferma Disegni, Comunità ebraica e Scuola Rabbinica Margulies-Disegni vogliono ricordare un grande Maestro, di cui la Comunità sente ancora la presenza”.
La prima sessione della giornata di studio sarà dedicata a “Rav Sierra e l’impegno universitario”, con interventi di Corrado Martone su “La lettura ebraica delle Scritture: l’ottica qumranica” e Felice Israel (“Ricordo personale di un Rav che operò tra scienza e credenza religiosa”). La seconda invece metterà al centro “Rav Sierra, la Comunità Ebraica e il Rabbinato”, con interventi di rav Ariel Di Porto su “Ibn Paquda: ‘I Doveri dei Cuori’”, rav Giuseppe Momigliano (“La figura e l’importanza del Re Yoshiahu nel Tanakh e nel pensiero dei Maestri”), rav Alfonso Arbib (“La figura del Maestro nella tradizione d’Israel”), rav Luciano Caro (“Il mio ricordo di Rav Sierra z.l.”), rav Alberto Sermoneta (“Da Roma a Bologna, un Rabbino della ricostruzione”), rav Alberto Moshe Somekh (“Reagire all’indifferenza. ‘Il valore etico delle Mitzwòt’ di Rav Sierra’”). Concluderà il convegno una sessione su “Rav Sierra e la famiglia”, con le parole del nipote Shemuel Y. Lampronti la cui relazione è intitolata “Rabbino, Professore, Nonno. Ricordi e insegnamenti di Torah, accademia e vita famigliare”.
Cosa ho imparato da mio nonno
In prima elementare, quando studiavo l’alfabeto, la maestra mi insegnò che la lettera צ in ebraico veniva pronunciata come zadik – un errore comune che viene fatto da vari israeliani per via della lettera ק (kuf) che viene subito dopo. Quando feci vedere a nonno quello che imparai a scuola, lui mi disse che quella lettera si pronunciava zadi. La mia prima reazione fu di sfiducia. Gli dissi: “Ma nonno, la maestra ci ha detto che si chiama zadik. Tu che parli italiano che ne sai?”. Allora non sapevo che il mio ‘nonno rabbino italiano’ era anche un professore accademico di letteratura ebraica. Nonno mi spiegò semplicemente, in modo tranquillo e modesto, che è un errore comune già dall’undicesimo secolo e che non era certo colpa della maestra. Gli dissi: “Domani lo dirò alla maestra” e lui mi rispose: “Glielo puoi dire ma privatamente e non di fronte alla classe”.
Questa è la prima lezione che ricordo di mio nonno e più che essere una lezione di lingua ebraica era una lezione di etica ebraica, del concetto di rispetto dei Maestri e del divieto di הלבנת פנים – il divieto di imbarazzare una persona in pubblico. Negli anni successivi ho imparato tante altre cose da nonno e andare a dormire da lui e nonna era una delle cose che amavo di più. Nonno è mancato qualche mese dopo il mio bar mitzvah e ricordo perfettamente il suo sorriso quando feci la lettura della parashah a casa sua oltre che al Tempio. Sono passati dieci anni ma in questi anni ho imparato anche in sua assenza a conoscerlo un po’ di più. Ho imparato a conoscerlo leggendo e studiando i suoi scritti, pensando ai suoi insegnamenti, praticando le mitzvot su cui ha scritto ma soprattutto tramite le persone che l’hanno conosciuto prima di me. Nonna e famiglia in primis ma poi anche diverse persone che ho conosciuto nel mondo ebraico italiano. Mi capita spesso, sia in Italia che in Israele, di incontrare persone che lo ricordano con affetto. Ognuno ha la sua storia. Può essere un allievo che nonno ha preparato al bar mitzvah, una persona che ha sposato o anche semplicemente qualcuno che l’ha conosciuto ed è rimasto affezionato. Per questo sono grato alla Comunità ebraica di Torino che mi permette con questo convegno di conoscerlo ancora un po’. Seguendo questo ragionamento non posso non pensare alla Ghemarah che parla della morte di Yàakov (Tàanìt 5b). In quella Ghemarah Rabbì Yizchàk dice a nome di Rabbì Yochanan che Yàakov non morì e alla perplessità di Rabbì Nachman risponde che i suoi discendenti e i suoi allievi sono in vita e quindi il suo insegnamento è ancora vivo. Nonno ha avuto l’onore di avere ben tre figli, sette nipoti e tantissimi pronipoti. Questi secondo il Libro dei Proverbi sono la sua corona (nel senso di onore) ma è ovvio che è lui che ci ha onorati e ci onora ancora oggi con il suo insegnamento e la sua figura. La figura di rabbino, professore, studioso, intellettuale e sopratutto nonno.
Michael Yosef Sierra
(22 novembre 2019)