Oltremare – Filtri

daniela fubiniIl corriere mi guarda e strizza gli occhi, nel sole mattutino acciecante del relativo inverno israeliano. Ha ordini precisi, e io senza rendermene conto l’ho messo in difficoltá. L’uomo è più vicino ai sessanta che ai cinquanta, ha un accento vagamente francofono ma lontano lontano, è abbastanza alto e una volta doveva essere biondo. Siamo tutti e due davanti al suo camioncino col motore acceso, il lato aperto che espone al sole tutte le valige che deve distribuire in ogni casa facendo chissà quanti chilometri in una mattinata. Mi ha fatto riconoscere la valigia dispersa da mio marito causa ritardo di un volo e conseguente coincidenza impossibile. Ma adesso deve proseguire con la burocrazia minimale che gli permette di ritornare alla base sapendo a chi ha consegnato i bagagli, e lì siamo, all’empasse. Nel cellulare ha una applicazione che permette di inserire un cognome e un numero di identità. Gli do la carta di identità di mio marito, ma la valigia viene consegnata a me, quindi dopo un attimo di incertezza mi chiede la mia. E adesso si trova con due cognomi diversi, uno il mio, uno quello di mio marito. Strizza gli occhi, pensa. E poi fa due cose da vero ed essenziale israeliano: primo, trova un modo per forzare la app e inserire i due nomi, detto e fatto, alla base saranno soddisfatti. Secondo, si gira e mi dice “Ma non ci è rimasto male tuo marito, che non hai cambiato il tuo cognome? [pausa] No, sai, io sono algerino, da noi queste cose sono importanti..” In qualche modo sono riuscita a non scoppiagli a ridere in faccia, e non tanto per il fatto specifico dei cognomi, ma perchè ancora una volta la totale mancanza di filtri di noi israeliani mi ha spiazzata. Se non avessi avuto la fede e la valigia fosse stata mia mi avrebbe detto che ha un nipote, figlio di sua sorella, bravissima persona, magari vuoi conoscerlo?

Daniela Fubini

(25 novembre 2019)