Kafka e le lettere a Milena,
nel segno di Dante e Dostoevskij
Milena Jesenská fu per Franz Kafka quello che Beatrice rappresentò per Dante? È una delle tante immagini suggestive che la cospicua mole di lettere inviate dal grande scrittore praghese da Merano, dove si trovava in cura per combattere la tubercolosi, sembra suggerire. Le lettere a Milena non sono una novità nel panorama editoriale italiano, già altre case editrici si sono cimentate con questa importante testimonianza sui sentimenti, l’amore e la solitudine di Kafka. Per la prima volta, grazie a Giuntina, sono però presentate integralmente, con una nuova traduzione e con una introduzione curata da Guido Massino e Claudia Sonino. Una nuova cornice, che aiuta a rintracciare le fonti che hanno ispirato l’autore in un itinerario che spazia da Dostoevskij alla Cabbalà e che i curatori hanno ieri ripercorso, al Centro Bibliografico UCEI, nel corso della presentazione organizzata assieme al Centro di Cultura Ebraica della Comunità di Roma (a moderare la serata la professoressa Roberta Ascarelli). Al centro la cronaca di un intenso amore. L’incontro tra mondi diversi sullo sfondo dell’epoca ebraico-occidentale di cui Kafka, si ricorda nel volume, è l’estremo rappresentante. L’ultima grande testimonianza della koinè praghese ceca-tedesca-ebraica, nel segno di un viaggio interiore arrivato ai massimi livelli di profondità. Come ha ben sintetizzato Emanuele Trevi, “Milena fu per Kafka, come le scrisse in una lettera, il coltello capace di affondare nelle sue pieghe più nascoste e irraggiungibili”.
(27 novembre 2019)