Torino, bomba inesplosa e memorie
della sinagoga distrutta nel 1942
Ieri a Torino, a pochi passi dalla stazione di Porta Nuova e a pochi passi dalla sinagoga, è stata disinnescata una bomba, residuo bellico del 1942, emersa pochi giorni fa durante scavi in via Nizza: gli operatori hanno proceduto per neutralizzare la prima spoletta tramite una speciale schiuma poliuretanica, proseguendo quindi al sezionamento della bomba con un cannone in grado di tagliare l’ordigno con un potente getto di acqua e sabbia.
La vicenda riporta alla mente quel che accadde proprio alla fine di novembre di 77 anni fa.
La bomba, classificata come General-pourpose bomb, fu sganciata dai quadrimotori della Royal Air Force (Raf) durante il raid aereo del 28 novembre 1942 lungo l’asse da Porta Nuova al Lingotto. Pesa 500 libbre, circa 250 chili, di cui 65 di tritolo, mentre il resto è composto da materiale ferroso. Pochi giorni prima un altro grave bombardamento, quello del 20 novembre, procurò danni enormi alla città di Torino: fu il più violento attacco aereo subito da una città italiana sino a quel momento.
Oltre 200 bombardieri sganciarono 100mila spezzoni da quattro libbre, una bomba incendiaria da 30 libbre ogni secondo, una massa di bombe esplosive. Il bombardamento durò 90 minuti dalle 21.30 alle 23, furono impiegati 232 aerei, le vittime furono 177.
La particolare planimetria cittadina, con i viali ampi e dritti, che spaziavano tra le case, salvò Torino da un più grave disastro.
In questo bombardamento fu distrutta la parte centrale della sinagoga e gli archivi della Comunità ebraica di Torino che fu privata di un fondamentale punto di riferimento; fu poi ricostruita nel 1946. Il bombardamento del 20 novembre e le sue distruttive conseguenze sono raccontate da Emanuele Artom nei suoi Diari. Ecco il racconto di quella notte
“Torino, 21 novembre 1942. Ieri sera, quando suonarono le sirene, andammo al rifugio. Dopo mezz’ora di silenzio, le prime bombe dirompenti e incendiarie. Uno schianto e la luce si spegne. Presosi l’incarico di calmare l’inquietudine, un coinquilino dice a ogni colpo rumoroso: «È caduta una bomba; che cosa c’è di speciale?». Verrebbe voglia di rispondere: «Niente, è la cosa più naturale del mondo!». A un certo punto, quando gli spari cessano, qualcuno si affaccia al portone e torna dicendo che tutta Torino brucia. Allora salgo con papà e vedo una visione impressionante. Il cielo tutto rosso per chilometri e chilometri. Le serrande dei negozi divelte e contorte, in terra larghe macchie bianche, il fosforo lasciato cadere dagli inglesi. Sembra che una nuvola di fuoco, resa ancor più luminosa dall’oscurità, gravi su Torino. Così si possono immaginare le ultime ore di Sodoma e Gomorra. Questa notte ho assistito a uno spettacolo che molti non hanno mai visto; pareva il rogo di una città di 600 000 abitanti. Stamani mi sveglio verso le sette e scendo con la mamma. Le vie cosparse di frammenti di vetro e biancheggianti di fosforo, i negozi sembrano saccheggiati, ma abbiamo l’impressione che gli incendi di questa notte lasciassero prevedere il peggio. Per la strada grande animazione, crocchi presso i luoghi più colpiti. Sembra che ci sia più gente, perché i tranvai non funzionano. Piazza San Carlo brucia ancora ed è piena di gente”.
(Nelle immagini la via dove è stato ritrovata la bomba e la sinagoga distrutta per effetto dei bombardamenti del novembre 1942)
(1 dicembre 2019)