Assumersi la responsabilità
Ormai l’emergenza razzismo è in primo piano sui media. Ma oltre a denunciarla, si può fare qualcosa di attivo per contrastarla?
La strada proposta da Gabriele Nissim, di cui ho già parlato più volte in queste pagine, mi sembra diventi sempre più significativa e importante.
Ovvero, non basta denunciare gli episodi di odio e violenza, verbale e fisica. Anzi, questo può paradossalmente creare un effetto di emulazione. Bisogna invece far conoscere al pubblico, e soprattutto ai giovani e ai giovanissimi, chi non si piega al conformismo del Male, chi è capace di gesti di solidarietà nei confronti dei perseguitati e dei deboli. I Giusti, intesi non come eroi solitari e impavidi, ma come le tante persone intorno a noi capaci di agire ed esporsi per aiutare gli oppressi, persone che spesso rimangono anonime e che a volta non vengono neppure ringraziate, almeno pubblicamente, devono essere conosciuti e pubblicizzati, perché si crei una emulazione positiva. A questo servono i 130 Giardini di Gariwo, presenti ormai in Europa, Medio Oriente, Africa e Asia, e le piattaforme scolastiche, che sono adottate internazionalmente per insegnare ai docenti come appassionare gli studenti a queste tematiche.
Ma Nissim non si accontenta di aver allargato, nonostante lo scetticismo e le critiche di molti, l’idea di Giusto rispetto ai canoni rigorosi di Yad Vashem e di aver superato il confine della Shoah, per espandere la definizione di Giusto a chiunque lotti contro dittature, violenze religiose, razziali e ideologiche.
Oggi guarda più lontano. Ovvero al tema della responsabilità, che non è solo responsabilità verso il prossimo intorno a noi, ma responsabilità a tutto tondo, nei confronti dell’ambiente, per esempio, che stiamo facendo morire, nei confronti dello sport, dove la tifoseria sconfina spesso con il razzismo, nei confronti del web, che veicola fake news e messaggi di odio. “Critichiamo, ma pensiamo di non poter fare nulla” sostiene Nissim. “Invece, se ognuno di noi si assumesse la responsabilità, si mettesse in gioco, è incredibile come le cose potrebbero cambiare. Ritenere che non possiamo fare nulla è il primo passo verso il silenzio e il collaborazionismo. E questo atteggiamento diventa una forma mentis che si applica a tutto. E che va combattuta in ogni sua manifestazione”.
Per questo Gariwo ha organizzato la settimana scorsa una giornata di incontro tra referenti dei Giardini, docenti, associazioni, amministratori locali italiani e stranieri, e cittadini impegnati nella diffusione del messaggio dei Giusti. L’obiettivo era di elaborare una Carta Internazionale delle Responsabilità, “perché scegliere non significa fare un click sui social, ma metterci la faccia nelle pratiche di vita” spiega. Lo hanno sostenuto testimoni importanti, come Stefano Pasta ricercatore per il Cremit e autore del saggio “Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell’odio online” (Morcelliana, 2018): “dobbiamo promuovere un attivismo digitale che tenga conto dell’etica della responsabilità”. Nella stessa ottica è stata elaborata la Carta contro l’odio nello sport, un viatico per proporre buone pratiche e per riscoprire le storie di atleti che hanno fatto scelte coraggiose. Come quelle raccolte dai giornalisti Massimiliano Castellani e Adam Smulevich nel libro “Un calcio al razzismo” (Giuntina, 2019). La Carta, rivolta ad atleti, tifosi, giornalisti, è stata firmata da sportivi olimpici del calibro di Francesco Panetta, Alberto Cova, Maurizio Damilano, Luca Sacchi e Riccardo Giubilei, e anche dall’attore e regista Gianfelice Facchetti, figlio dell’indimenticato capitano dell’Inter e della Nazionale di calcio Giacinto.
Più difficile capire come si inserisca in questa ottica antirazzista la lotta per l’ambiente. Ma Nissim non ha dubbi: “la salvezza de pianeta dipende dalla presa di responsabilità di ciascuno di noi. E’ facile dire: io non c’entro, e continuare a vivere nell’ottica del consumismo, dello spreco, della violenza contro l’ambiente. E’ sempre la stessa cosa: pensare che la colpa sia degli altri, che si debba delegare alla politica la soluzione dei problemi, invece di cominciare ad assumersi la responsabilità, anche se costa qualche sacrificio e implica un cambiamento nei comportamenti”.
Chi è d’accordo, può leggere le Carte delle Responsabilità su: https://it.gariwo.net/educazione/le-carte-dell-ambiente-dello-sport-e-dei-social-21392.html
e aderire, scrivendo a: network@gariwo.net.
Viviana Kasam
(2 dicembre 2019)