Oltremare – Sprechi
Una sera della scorsa settimana sono andata ad una conferenza su sostenibilità e alimentazione in Israele. Un evento magari non da prima pagina di giornali, durante il quale, coerentemente con il tema della serata, il catering era stato appaltato ad una organizzazione che si chiama “Robin Food”. A leggerne il nome, ancora più che a sentirlo con le orecchie, si può facilmente capire che cosa fanno: salvano cibo, ovvero nello specifico verdure e frutta invenduti o accantonati nei mercati soprattutto per via di imperfezioni o forma non perfettamente coincidente con l’ideale platonico (che nel caso di patate e zucchine è francamente una idiozia), e li raccolgono nella loro “cucina a sorpresa”. Il modo in cui lo descrive il fondatore Shai Rilov si adatta particolarmente ai punti di riferimento israeliani: “Il nostro cuoco vive in un perenne MasterChef, in cui riceve quotidianamente quantità imprevedibili di qualunque verdura assortita, e deve inventarsi in quattro e quattr’otto come usare tutto e per giunta fare cose buone da mangiare, perchè alla fine i piatti vanno nel nostro ristorante e i clienti vogliono giustamente mangiare bene”. Dell’onnipresenza dei reality nella vita di ogni israeliano forse ho già parlato, ma qui il paragone tiene.
Robin Food è prima di tutto un ristorante, in cui ogni avventore paga quanto può e quanto vuole, nessun giudizio e nessuna richiesta. È a Haifa, ma sarà presto in altre città, perché in un paese che spreca due milioni e mezzo di tonnellate di cibo l’anno (dati Leket/BDO 2018) il loro metodo funziona.
Anche se intacca in modo del tutto omeopatico il problema dello spreco delle materie prime alimentari di produzione locale, in un paese ancora relativamente lento nell’acquisire consapevolezza ecologica e nell’attuare politiche nella direzione della sostenibilità, Robin Food è una minuscola ottima notizia. Dopo oltre sett’antanni di indipendenza, è anche su questi temi che si dovrebbe misurare il successo del progetto Israele, e non sarebbe meraviglioso se in giorno sulle prime pagine dei giornali europei ci fossero titoloni sul miracolo “zero waste” israeliano? In fondo siamo tutti un po’ annoiati dai titoli sui nostri bombardamenti subiti o fatti, e a dirla tutta, persino da quelli sulla solita, celebratissima Start-Up Nation.
Daniela Fubini
(2 dicembre 2019)