Cedro del Libano
Nel Tanach (ma per ovvi motivi pedoclimatici, non nella Torà) il cedro del Libano è ricordato numerose volte. Sia come simbolo di forza o della benevolenza del Signore, sia per l’ impiego che ne è stato fatto quale materiale da costruzione.
Il cedro del Libano è una conifera perenne dell’Asia Minore,I cedri universalmente considerati più belli e spettacolari sono quelli che si trovano in Libano, precisamente nella Foresta dei Cedri di Dio (situata a circa 2050 m di altezza, che è tutelata dall’UNESCO). Per la protezione di questa pianta, il governo libanese ha istituito tre aree protette: la riserva dei cedri dello Shuf, la riserva di Horsch Eden e la riserva delle foreste Tannourine. Sui monti del Libano si trovano centinaia di esemplari, molti dei quali hanno più di mille anni. Un’altra foresta di cedri del Libano si trova sui monti Tauri, in una zona a sud della Turchia, anch’essa vanta cedri millenari. In Italia è uno tra gli alberi più belli e diffusi. La chioma del cedro del Libano è folta e si distribuisce in maniera irregolare, la sua cima, col passare del tempo, acquista una forma piatta. Preferisce un clima temperato, ma non teme né caldo né freddo. La corteccia del cedro del Libano è marrone scuro con molte scanalature. Le foglie sono di colore verde scuro, hanno una forma ad aghi e si distribuiscono a ciuffi sui rami. I fiori del cedro del Libano sono grigio-verdi quelli maschili e gialli quelli femminili, si generano sulla stessa pianta. I frutti sono le pigne, di consistenza legnosa. Il legno è duro, compatto e profumato. In Europa è arrivato nel XVII secolo, mentre in Italia i primi esemplari sono giunti nell’Orto Botanico di Pisa dal 1787. Oggi è utilizzato soprattutto a scopo ornamentale: gli esemplari che si possono ammirare in città, nei parchi e nelle aree verdi più ampie, sono di grosso impatto ed estremamente decorativi.
Due specie di cedro sono strettamente imparentate al Cedro del Libano Cedrus Deodara o cedro dell’Himalaya e Cedrus Atlantica o cedro dell’Atlantico: malgrado l’attuale diffusione sia mediorentale è probabile che le tre specie derivino, come molte altre specie comuni nei nostri territori, dagli altopiani del Centro Asia a ridosso della regione hymalayana.
La vista dell’ albero sui fianchi e le cime delle colline dà una sensazione di vigore: i cedri sono alberi sempreverdi di grandi dimensioni e di aspetto maestoso, alti fino a 40-50 m (occasionalmente fino a 60 m), con un legno dalla resina aromatica. Il profumo che emana è al tempo stesso gradevole e corroborante.
Il tronco è massiccio e possente, i rami larghi, orizzontali nel Cedrus libani, più o meno penduli nelle altre specie e sottospecie, presentano un accrescimento rapido. I germogli hanno forme diverse: quelli lunghi formano la struttura dei rami, mentre quelli brevi portano le foglie.
È evidente che la struttura poderosa e possente suscitasse l’apprezzamento e l’interesse oltre che degli autori dei Salmi e degli altri libri profetici, anche dei costruttori antichi che, senza i mezzi tecnologici attuali, aspiravano a realizzare edifici importanti ed imponenti. Uno dei problemi principali che doveva ( ma deve anche oggi) affrontare il costruttore di ambienti ampi e spaziosi è quello del supporto del tetto.
Nella ricerca archeologica per comprendere le tecniche costruttive antiche di Israele ci si scontra contro due difficoltà fondamentali: l’ impiego del legno doveva essere diffuso e le distruzioni effettuate dai nemici sono state così gravi e complete, che hanno lasciato poche tracce per capire le antiche tecniche costruttive. Da aggiungere che del legno, quando veniva attaccato con il fuoco, sopravvivevano ben poche tracce
Abbiamo quindi ben pochi dettagli costruttivi giunti fino a noi per capire la tecnologia alla base dell’ edificazione prima del palazzo del re David e poi del Tempio di Salomone , ma 2 Samuele (5,11) ci informa che Chiram, re di Tiro “ inviò messaggeri a David con legnami di cedro con falegnami e muratori, i quali edificarono un palazzo a David”.
Per cercare di capire le antiche tecniche costruttive dobbiamo quindi guardare ad altre fonti nel Mediterraneo, visto che dovevano essere impiegate metodologie se non comuni, senz’altro simili.
In età posteriore, infatti la prima architettura greca elabora un sistema costruttivo evoluto, basato su tecnologie precedenti che utilizzavano già la “colonna”(di origine micenea e degli albori dell’architettura dorica). Gli stessi templi ellenici a struttura lapidea (di cui oggi ammiriamo le rovine residue) derivarono da più antiche costruzioni lignee, come si rileva dall’alto basamento di pietra che isolava la colonna dall’umidità del suolo, nonché dagli spioventi del tetto, dalle gronde e dai gocciolatoi. D’altra parte la fabbricazione di alte colonne di pietra ( nel Tempio di Salomone) avrebbe richiesto un lavoro complesso ed intenso che poteva essere facilitato e accelerato impiegando i tronchi dei cedri del Libano che costituivano “naturalmente” colonne di qualsiasi altezza, praticamente già pronte. Purtroppo, come abbiamo già visto, le distruzioni con il fuoco, attuate dai nemici vincitori, hanno eliminato ogni traccia della costruzione
Salomone costruì il Tempio in 7 anni (1 Re 6,38) impiegando i cedri del Libano. Poi costruì la sua casa (1 Re 7,1). Evidentemente in questa l’utilizzo di Cedri del Libano fu particolarmente abbondante così da definirla Beit Ya’ar ha Levanon = la casa del bosco (dei cedri) del Libano.
Per entrambe le costruzioni si valse della perizia di Chiram di Tiro (1 Re 7,13) che era figlio di una vedova della tribù di Naftalì e di un uomo di Tiro, specializzato nella lavorazione del rame. Questi richiami sono interessanti anche da un punto di vista diverso:ci fanno capire che tra Israele e i popoli vicini esistevano rapporti intensi ed importanti. I matrimoni misti dovevano essere un evento comune e i vicini dovevano avere abilità particolari, tecniche ed artistiche, poco frequenti nel popolo di Israele.
Il legno di cedro ancora oggi è rinomato per il suo marcato aroma, per la sua leggerezza e per la grande resistenza. Anche se qualcuna pensa che il legno di cedro non trovi posto nell’arredo domestico, nel mondo dell’artigianato di pregio il cedro è ancora molto apprezzato per la produzione di mobili e armadi. I vecchi mobilieri usano questo legno per sfruttare il caratteristico profumo che lo rende perfetto per le basi dei cassetti da biancheria o per il rivestimento interno degli armadi. Il legno di cedro infatti sprigiona una forte fragranza che colpisce gradevolmente l’olfatto umano, è il materiale perfetto per chi desidera cassetti e armadi profumati! Ma vi è anche un’altra ragione che vede l’utilizzo del legno di cedro per la costruzione di cassetti e armadi: quello stesso odore che noi apprezziamo è sgradito agli insetti del legno e alle tarme. Tanto che l’essenza di cedro può essere sfruttata come antitarme.
Al di là delle cronache troviamo nel Tanach che il Cedro del Libano è preso come simbolo di potenza , di bellezza e di forza. E queste doti positive sono attribuite alle entità più diverse, ma sempre con un significato positivo.
In Isaia (9,9) il reprobo risponde con superbia agli ammonimenti del profeta: il Signore abbatterà i sicomori (alberi alti e possenti) dalle nostre colline, e noi pianteremo cedri del Libano (alberi ancora più grandi).
Il Cedro del Libano è preso come simbolo di grandezza e di potenza anche altrove. In Geremia (22,7) il Profeta ammonisce il Re di Giuda che, malgrado oggi sia potente e grande come un Cedro del Libano, se continuerà ad allontanarsi dalla via del Signore, sarà distrutto fino a diventare un deserto. Nei Giudici (9,15) i cedri del Libano sono contrapposti e minacciati dallo sviluppo dei rovi e nel salmo 29 ( che nelle Comunità sefardite viene cantato riportando il Sefer nell Aron ha-Kodesh dopo la lettura) viene detto che è sufficiente la potenza della voce del Signore per abbattere i Cedri del Libano. Iperbole per spiegare l’ onnipotenza del Signore che semplicemente con la Sua voce riesce ad abbattere questi enormi alberi che sembrano indistruttibili.
Date le enormi dimensioni che può raggiungere l’albero è ben comprensibile che il giusto sia paragonato al cedro del Libano: per la forza della sua fede e per la potenza del suo agire rettamente il salmo 92 paragona il giusto e la forza positiva della sua vita a questo albero gigantesco.
Storia e simbologia concordano nell’ammirazione di questa specie che rappresenta un’immensa forza della Natura che il Signore ha donato agli uomini, ma che il genere umano deve saper ben meritare.
Roberto Jona, agronomo