Giovani, la sfida del coinvolgimento

“I giovani che non partecipano dove sono? Si agisce per il loro maggiore coinvolgimento?”. Sono le domande che si è oggi posto Saul Meghnagi, coordinatore della commissione Educazione e giovani UCEI, nel corso del confronto “I progetti di oggi e il nostro domani” che ha animato la mattinata. Ad intervenire, moderati dal professor Gavriel Levi, anche rav Roberto Della Rocca, direttore dell’Area Cultura e Formazione UCEI; rav Benedetto Carucci Viterbi, coordinatore del Collegio Rabbinico Italiano; Mariano Schlimovich, direttore dello European Council of Jewish Communities; Livia Ottolenghi, assessore Educazione e Giovani dell’Unione.
Una strada per un più significativo coinvolgimento, per Meghnagi, passa dall’offerta di iniziative che facilitino l’ingresso nel mondo del lavoro. L’esempio è Chance 2 Work, il progetto promosso da UCEI e Ugei per il quale finora “le Comunità hanno offerto un contributo modestissimo”. Preoccupazione è stata inoltre espressa per “la mancanza di cultura storica e civica” nelle nuove generazioni. 
“Studio e solidarietà sociale” le parole chiave per rav Della Rocca. “Bisogna mettersi le mani in tasca personalmente per aiutare le categorie più sfavorite”, il suo messaggio. Con la Ghemilut Chasadim “vera e propria terza gamba dello sgabello”. Per quanto riguarda lo studio l’approccio, secondo il rav, deve essere all’insegna di un maggior divertimento e di una maggiore capacità di coinvolgimento. “L’ebraismo – le sue parole – deve essere vissuto positivamente”. 
Per il rav Carucci, che ha proposto una panoramica sull’offerta del Collegio Rabbinico, andrebbero parzialmente ripensati alcuni programmi e si dovrebbe procedere nel segno di una sempre più forte specializzazione nelle materie che sono insegnate. Tra le proposte concrete percorsi di formazione psicologica-pedagogica per i rabbini, implementazione dell’educazione a distanza, incontri su temi di interesse generale che portino il Collegio anche fuori dalle sue mura. 
A portare uno sguardo “esterno” è stato poi Schlimovich, originario di Buenos Aires, da tempo protagonista di progetti che favoriscono sinergia e collaborazione tra le diverse comunità d’Europa. Nessuna, ha detto a chiare parole, può oggi dirsi immune da un problema di coinvolgimento giovanile. Ma, ha poi aggiunto invitando a non lasciarsi prendere dallo sconforto, “i momenti di crisi sono anche momenti di opportunità: ed è in questa direzione che dobbiamo tutti lavorare”.
A concludere il confronto l’assessore Ottolenghi, con un quadro sulle iniziative di alta formazione di studi ebraici proposte dall’Unione. Tra i punti di forza, ha detto, la flessibilità, la vasta offerta, il livello di insegnamento. Tra le debolezze invece “una scarsa attrattività tra gli studenti ebrei”. Tra le proposte avanzate la costituzione di un comitato di indirizzo composto da tecnici e/o esperti del settore, l’attivazione di moduli per ragazzi delle comunità ebraiche riconosciuti nel diploma universitario in studi ebraici e nel Collegio rabbinico italiano, l’istituzione di corsi di e-learning. 

(15 dicembre 2019)