L’approfondimento di Pagine Ebraiche
“Scoramento minaccia per l’Italia, ricostruiamo fiducia e positività”
Un alone di risentimento, sconfittismo e malcontento gravita sopra l’Italia. “Se non riusciamo a ridurlo almeno un poco, saranno problemi per tutti, minoranze per prime perché sono quelle che più facilmente catalizzano lo scontento” spiegava a Pagine Ebraiche il presidente dell’istituto di ricerca Swg Maurizio Pessato. Tra i protagonisti del Dossier “Patria e nazione” dell’ultimo numero del giornale dell’ebraismo italiano – attualmente in distribuzione – Pessato racconta della pericolosa china presa dagli italiani, sempre più carichi di rancore e in cerca di responsabili a cui addossare la colpa del benessere perduto a partire dagli anni duemila e in particolare con la crisi economica. “Se non riusciamo a invertire questa direzione negativa rischiamo di pagare un prezzo molto alto” spiega Pessato, descrivendo il lavoro svolto nella ricerca Swg In modo diverso – 1997- 2017: come è cambiata l’opinione pubblica italiana, in cui emerge con forza un quadro di un’Italia più arrabbiata e che si sente sconfitta. “Dobbiamo tenere presente che questo alone di negatività esiste, ha delle sue motivazioni reali ma è allo stesso tempo impalpabile, per cui ancor più pericoloso. Non stiamo sfidando Golia, perché Golia era, per quanto grosso, una persona”. Non per questo Pessato si dice pessimista, anzi invita a ritrovare la fiducia, a proporre “banalmente temi positivi al centro del dibattito”. Il presidente Swg si augura inoltre “un serio cambio di rotta” da parte delle classi dirigenti.
L’Italia e quella rotta da invertire
Il crollo, l’ennesimo sulle autostrade italiane, del viadotto dell’A4 nei pressi di Savona. Le trattative infinite per un accordo sulle acciaierie ex Ilva di Taranto, veleno per una città di cui rappresenta allo stesso tempo il motore economico. Venezia sommersa dall’acqua alta e dalle promesse non mantenute. L’Alitalia, compagnia di bandiera in perdita e agli occhi degli italiani una grande “bad company”. Gli esempi di questa Italia che non funziona, che arranca stancamente, che frana davanti alle difficoltà e si arrabbia con se stessa e con gli altri, sono molti. Storie di fallimento che si trasformano in simboli negativi in cui molti italiani identificano il destino del paese. Non è un caso se negli ultimi 20 anni le nubi del pessimismo, della rabbia, della rassegnazione si sono fatte più dense nei cieli del Bel paese. Lo raccontano con i dati e con le analisi i ricercatori dell’Osservatorio sui mutamenti valoriali e sociali dell’istituto Swg che hanno lavorato al volume In modo diverso – 1997- 2017: come è cambiata l’opinione pubblica italiana, pubblicato lo scorso anno dall’editore Guerini. Un manuale che traccia l’evoluzione degli umori degli italiani e racconta il ritratto che facciamo di noi stessi e del nostro futuro come paese. Un futuro in cui al momento non riponiamo fiducia ma siamo in tempo per cambiare le cose, spiega a Pagine Ebraiche Maurizio Pessato, presidente di Swg, che assieme a Enzo Risso (direttore scientifico di Swg) ha curato In modo diverso. “La situazione di difficoltà della società italiana comincia ad emergere prima della crisi economica, già all’inizio del 2000 se si guardano i dati. È come se con il nuovo secolo l’Italia abbia riscoperto alcune delle sue debolezze. La competizione generale mondiale, con la globalizzazione, comincia a metterci in difficoltà assieme ai movimenti di popolazione. Le eccellenze italiane diventano una risposta insufficiente in questo contesto in cui bisogna garantire il benessere di 60 milioni di persone, il loro welfare. E inizia a insinuarsi l’interrogativo: ma ce la facciamo?”, spiega Pessato. Poi arriva l’onda della crisi, il 2008, e “lo schiaffo che riceviamo è fortissimo. La crisi mette definitivamente a nudo tutte le nostre fragilità. Le risorse della genialità e dell’improvvisazione non bastano veramente più, è l’intero sistema a cedere. E qui inizia il lamento: gli indicatori che emergono nel nostro volume ci raccontano del risentimento che cresce in quella parte ampia di popolazione che o ha sofferto di più la crisi o – man mano che se ne esce – non riesce a godere pienamente della ripresa economica”. Dal 2014, spiega il presidente Swg, i dati economici raccontano di un paese uscito dal cono della crisi ma non in modo egualitario, con tanti italiani che hanno perso potere d’acquisto, altri che non stanno male ma non vedono avverarsi le promesse di un benessere economico come in passato. Tutti si rendono conto che l’Italia è un paese dai piedi d’argilla e questo fa montare rabbia, paura e risentimenti che crescono con il tema dell’immigrazione. “Nel 2013-14-15 inizia la cosiddetta ‘invasione’ dei migranti e i sentimenti etnofobici e razzistici si riaffacciano con chiarezza”. “Gli italiani – spiega Pessato – sentono di aver perso i privilegi, le pensioni, c’è nostalgia per il passato e paura per il futuro. E in questo contesto riemerge l’antisemitismo”. Un veleno che si lega al complottismo della finanza ebraica – gli ebrei che dominano il mondo e hanno fatto i soldi sulla crisi – ma anche alla diffidenza rispetto all’altro, al diverso che minaccia il mio benessere già precario se non del tutto compromesso. “Il dato maggiormente preoccupante – spiega Risso nel volume – è legato al fatto che il 45% degli italiani ritiene giustificabili, anche se a certe condizioni, degli atti di discriminazione e razzismo. I dati mostrano quanto la sfida, per dirla con il sociologo polacco Zygmunt Bauman, non riguardi solo temi della sicurezza o dell’accoglienza, ma intervenga sulla capacità di opporsi alle sorgenti del male”. Vittimismo, sconfittismo, rancore diventano così ingredienti pericolosi di un’opinione pubblica che “nessuno accompagna verso una direzione costruttiva. Il disagio viene raccolto dalla politica ma non vengono restituite alternative per costruire un paese diverso. Aleggia invece – spiega Pessato – un’opinione che esalta tutto ciò che non va”. Nonostante queste lunghe premesse, si dice comunque ottimista. “I valori della Costituzione sono ancora presenti e credo ci siano tutte le possibilità per darsi da fare sul serio e far fronte a tutti i problemi che abbiamo nascosto sotto il tappeto”. “Cosa possono fare le minoranze? Portare esempi positivi, il cambiamento non può ricadere sulle loro spalle ma è importante che nel loro piccolo diano segnali tangibili e costruttivi alla società”.
Daniel Reichel, Dossier Patria e nazione, Pagine Ebraiche Dicembre 2019