“Dove va la Germania? Forse da nessuna parte”
Heimat e nazione. Patria e patriottismo come valore e nazionalismo come patologia. Sistema tedesco e sistema italiano. Alla prova dell’ondata populista e xenofoba, due modelli politici tradizionalmente diversi continuano a mantenere una propria inevitabile e profonda specificità? O la minaccia che grava sull’Europa rende superate anche le differenze di un tempo?
Profondo conoscitore dei problemi della società tedesca e della storia della Germania moderna e contemporanea, storico, politologo e filosofo della politica, Gian Enrico Rusconi osserva con il fiato sospeso i segnali di disagio che provengono da Berlino e con indignazione i segnali di degrado che si avvertono da Roma. Proprio le evoluzioni che preoccupano il mondo ebraico e tante componenti della società civile.
Nell’Europa che ci aspetta, quanta strada possiamo misurare da Roma a Berlino?
I due sistemi sono in crisi. La classe politica tedesca sembra più solida, mentre da noi è il caos. C’è una forma di dissoluzione del sistema politico italiano, che in Germania sembra tenere. A meno che non venga fuori una destra con un carattere autoritario. In Germania il sistema è molto più solido. Il modello dei vecchi partiti è rimasto. Ma stiamo attenti a non farci ingannare dalle apparenze.
Qualche esempio?
Fino a 20 anni fa c’era una maggiore omogeneità. I democristiani nostrani si apparentavano con gli altri democristiani europei. Dall’avvento del berlusconismo, da cui non siamo ancora usciti, questi paralleli non tengono più, mentre il sistema tedesco ha mantenuto una sua apparente solidità.
Solo apparentemente?
Si parla per la prima volta di nuovo di due Germanie. È molto grave. Un quarto dei votanti nel territorio dell’ex Ddr vota per la destra estrema di Alternative für Deutschland. Volk e Völkisch, le parole che ricorrono oggi restano per noi intraducibili. Termini che indicano ciò che è autenticamente popolare e quindi nazionalista. Il paradosso è che i nemici della vera Germania siamo noi, e qui emerge la profonda ignoranza dei nazionalisti nostrani che cercano sponde dove non ne possono trovare. In realtà dietro al valore della nazione e dietro la parola nazionalismo c’è ben altro. C’è una propensione al risentimento. Dobbiamo ancora trovare le parole per descrivere questo sentimento.
Possiamo già descrivere la grande mutazione europea?
A 30 anni di distanza dalla caduta del Muro la Germania si trova di fronte a una potenziale profonda divisione. Fino a quattro anni fa si parlava di egemonia tedesca, oggi è cambiato completamente il quadro. La Brexit è un fenomeno gravissimo per i tedeschi. Il rapporto ambivalente e ambiguo nei confronti di Putin e la caduta del riferimento americano cambiano i punti di riferimento.
Il quadro geopolitico è del tutto capovolto.
Oggi c’è una classe politica che possiamo ancora lodare per la sua stabilità, ma non sa più bene cosa fare. E nei nostri confronti resta nel migliore dei casi una benevola supponenza. Certamente i due sistemi sono diversi, ma anche i tedeschi stanno attraversando una crisi enorme. Il mio ultimo libro porta il titolo “Dove va la Germania” e avrei voluto aggiungere: “Da nessuna parte”. Non hanno la nostra situazione patologica, ma sono alle prese con problemi enormi.
Si denuncia sempre più spesso un ritorno del neonazismo.
Stiamo attenti a non abusare delle definizioni. Etichettare i problemi in maniera semplicistica può diventare un alibi per evitare di comprendere quello che sta accadendo. Alternative für Deutschland non ha niente a che vedere con il fascismo o il nazismo. Non è un caso che questo nuovo partito si richiami a un grande oppositore di Hitler, Claus von Stauffenberg. Che fu un eroe, ma non aveva niente a che fare con la democrazia. Era un nazionalista antidemocratico.
Non è facile stabilire cosa rappresenti il nazionalismo storico per la nuova destra. Per Alexander Gauland di Afd “Hitler e i nazisti furono soltanto un escremento d’uccello”, se vogliamo una “stronzata”, in una storia tedesca di successi di oltre mille anni.
Per l’esponente oltranzista Björn Hoecke: lo scopo della revisione storica che stiamo compiendo non sono i 12 anni del Terzo Reich, ma quello che è avvenuto dopo il 1989. Qui troviamo un riferimento a un’espressione dell’allora presidente tedesco Richard von Weiszacker secondo il quale il popolo tedesco venne liberato dalla Seconda guerra mondiale. Venne liberato dalla sconfitta della Germania. In pratica ci troviamo di fronte all’emergere di una classe politica che sta nazionalisti. Il tentativo di ritrovare un nazionalismo più autentico che stia lontano dagli orrori del nazismo. Il politologo Jürgen Habermas ha par
lato della Germania come potenza civile, sembrava l’unico possibile punto d’arrivo della potenza tedesca contemporanea, un modello di civiltà raggiunto attraverso l’elaborazione critica del passato e la Memoria della Shoah.
Proprio quello che oggi sta venendo meno.
Queste parole oggi vengono letteralmente capovolte. Sempre nelle esternazioni dei politici di Afd possiamo sentire che “Il più potente demone di oggi è la religione civile in cui Auschwitz ha preso il posto di Dio”. Ma è qualcosa di molto più sottile che il neonazismo. è il tentativo di liberarsi dalla cultura della colpa. Certamente è un dibattito molto più sofisticato e nobile, rispetto a quello cui dobbiamo assistere in casa nostra. Ma è molto più insidioso.
La speranza e gli ideali si sono spostati dal campo progressista al campo degli ecologisti, della difesa dei diritti civili, dei diritti delle donne.
Certo assistiamo a questi fermenti che dobbiamo seguire con attenzione e che in Italia, sempre a causa della nostra fragilità politica, arrivano solo di seconda mano e dimostrano scarsa presa. Ma attenzione, i Verdi tedeschi tengono a chiarire che non sono di sinistra, che sono “Burgerlich”. Un altro termine per noi intraducibile che non può essere reso esclusivamente con l’idea della borghesia illuminata. è qualcosa che significa la capacità di impersonare i valori civici, i valori civili. Ma è tutto da vedere che nell’Europa di oggi i loro valori possano prevalere. Per il momento hanno dimostrato un impegno sui temi ambientali, che in Germania sono una cosa molto seria. Ma basta questo per disegnare una società nuova e per fare i conti con la geopolitica?
E noi?
Noi non abbiamo neanche quello. Basti osservare la scomparsa silenziosa della forza politica cattolica. L’uscita di scena del cattolicesimo politico e di una classe politica di cattolici italiani. Un fatto molto grave di cui tutti fanno finta di non essersi nemmeno accorti.
Guido Vitale, Pagine Ebraiche Dicembre 2019