Ugei e Get, da Firenze a Torino
Da quando frequento le attività organizzate dall’Unione dei giovani ebrei d’Italia (Ugei) non mi era mai capitato di vedere un numero tanto alto di candidati per entrare in consiglio. Accade raramente anche quando si tratta di elezioni comunitarie, almeno nelle comunità medie e piccole dove spesso il numero degli eletti è di poco superiore o addirittura coincide con quello di chi si è presentato. È successo a Firenze domenica scorsa, quando sono stati in sedici a proporsi per sette posti, quelli del consiglio Ugei 2020. Non so se sia stato un caso o un segno rivelatore di qualcosa (ma cosa?), di sicuro però è rubricabile tra gli aspetti positivi della tre giorni nel capoluogo toscano. Nello stesso modo, non so dire se ci sia una relazione tra questa abbondanza e un congresso che non ha quasi affrontato temi grandi (e quindi inevitabilmente divisivi, come quelli che toccano l’identità e l’inclusione), ma si è concentrato su tante proposte piccole che possono avere effetti concreti nel prossimo futuro. Se si tratta di (potenziali) effetti piccoli eppure concreti oppure concreti ma piccoli, ciascuno giudicherà.
Sono particolarmente contento che tra gli eletti ci siano anche due torinesi, Giulia e Simone, con cui il gruppo giovanile della comunità piemontese di cui chi scrive ha l’onore di fare parte si impegnerà in una collaborazione che non potrà che essere proficua per tutti. Penso di interpretare le speranze di tutto il Get, il gruppo dei giovani ebrei torinesi particolarmente attivo negli ultimi diciotto mesi, auspicando l’organizzazione di un grande evento nazionale nella nostra città. Con Giulia e Simone, ma anche con Daphne e la Giulia fiorentina, David, Keren e Bruno. Buon lavoro a voi sette e a noi tutti, che non vediamo l’ora di cominciare a collaborare con voi.
Giorgio Berruto