Luci di speranza alla finestra

Il mondo ebraico festeggia Hanukkah, la feste delle Luci. Diverse le iniziative pubbliche organizzate anche in Italia. “A tutte le Comunità ebraiche, che in famiglia o tra amici, con preparativi di dolci, di canti e di Chanukkiot lucidate, vi apprestate a festeggiare Chanukkah, gli auguri di otto giorni di gioia e di festa – il messaggio di auguri della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni – Che sia il proseguimento di un altro 25 Kislev, aggiungendosi agli oltre duemila che celebriamo per ricordare e affermare ancora oggi la libertà del nostro popolo, la libertà di culto e di pratiche religiose, l’identità ebraica che è dentro di noi. Che si tramandi questa sera ancora una volta la storia di questa luce-identità che di generazione in generazione abbiamo ricevuto, anche nei momenti più difficili, dai nostri padri e saggi anziani, e che narriamo non solo con le parole, ma vivendola, ai nostri figli e nipoti”.
Un messaggio di speranza che il World Jewish Congress ha voluto tradurre richiamando un’immagine simbolo di resilienza: una Chanukkiah poggiata sul davanzale della finestra con sullo una bandiera nazista. La foto fu scattata nella loro casa di Kiel, in Germania, da Rachel Posner, moglie del rabbino Akiva Posner, nel 1932, appena un mese prima dell’avvento di Hitler. Sul retro della foto la signora Posner scrisse in tedesco: Chanukah 5692 (1932) “Morte a Yehudà”/così dice la bandiera; “Yehudà vivrà per sempre”, rispondono le luci.
Lo Yad Vashem ricorda la storia di rav Posner e di come quella Chanukkiah sia arrivata fino in Israele e continui ad essere utilizzata. Il rabbino, dottore in filosofia dell’Università di Halle-Wittenberg, guidò la comunità di Kiel dal 1924 al 1933, fino a quando non fu costretto a lasciare la città dopo esser diventato un bersaglio dei nazisti. Posner aveva infatti protestato pubblicamente, attraverso una lettera alla stampa locale, per l’apparizione in città di manifesti con su scritto “vietato l’ingresso agli ebrei”. Il rav fu convocato dal presidente della sezione locale del partito nazista per partecipare a un dibattito pubblico. L’evento si svolse sotto la forte sorveglianza della polizia e fu riportato dalla stampa locale. Con il crescere della violenza in città, Posner scelse di ascoltare i consigli di chi gli diceva di lasciare la Germania con la moglie Rachel e i tre figli per trasferirsi in Eretz Israel. Prima di lasciare Kiel, riporta lo Yad Vashem, il rav riuscì a convincere i membri della sua Comunità a fare lo stesso.
“Circa ottant’anni dopo, i discendenti di Akiva e Rachel Posner continuano ad accendere le candele di Chanukkah usando la stessa menorah che fu portata in Israele da Kiel. – riporta il Memoriale della Shoah di Gerusalemme – Su Chanukkah 5770 (2009), la loro pronipote, Akiva Mansbach, vestita con l’uniforme delle forze di difesa israeliane, salutò e lesse una poesia scritta in ebraico in modo simile a quella scritta da Rachel Posner nel 1932:

Nel 5692 la Menorah è in esilio, sta alla finestra
Sfida la bandiera del partito che ancora non governa
“Yehudà muoia!” dice
E la rima della nonna risponde
Nella sua lingua, senza disperazione:
Così dice la bandiera, ma la nostra candela risponde e dichiara
“Yehudà vivrà per sempre”

Nel 5770 la menorah è di nuovo alla finestra
Di fronte alla bandiera dello Stato sovrano
Il discendente Akiva, che prende il nome dal suo bisnonno
Saluta attraverso la finestra e illumina la menorah
Nonna, ringrazia e di’ una preghiera
Che “il Redentore verrà a Sion” e non tarderà