L’uso della forza
“Non con ardimento e non con la forza, ma con il Mio spirito ha detto il Signore Tzev-ot”( Zaccaria 4,6). Con queste parole l’Eterno spiega al profeta Zaccaria il senso della visione apparsagli in spirito profetico: un candelabro d’oro, una Menorah, i cui lumi erano alimentati dall’olio che vi giungeva in modo sovrannaturale da due alberi di olivo; questa immagine emblematica è posta quasi a conclusione della Haftarà, il brano profetico per il Sabato di Chanukkah. Rav Aharon Lichtenstein z.l. spiegava che l’antitesi radicale tra il mondo dello spirito e quello della forza, nella misura assoluta in cui viene posta da questo passo biblico, ha un valore ideale che ci rimanda al tempo messianico della redenzione. Nel tempo storico in cui ancora viviamo è necessario trovare il giusto equilibrio tra la forza, quando risulta necessaria, e i valori dello spirito. “Per mantenere i valori spirituali – spiega rav Lichetenstein – è talvolta necessario il ricorso alla forza, d’altra parte l’unica giustificazione per l’uso della forza sono i valori spirituali per i quali la forza stessa viene messa in atto”. Quasi a radicare questo stesso concetto nel testo della Torah, rav Lichetenstein pone in evidenza due passi biblici in apparenza contraddittori; a conclusione del passo che descrive l’aggressione condotta da Amalek contro Israele, la Torah riporta un giuramento del Signore che si impegna ad operare contro Amalek, divenuto simbolo ed emblema del male, della crudeltà e della malvagità presente nel mondo: “Il Signore pone la mano sul Suo trono, guerra ad Amalek ,di generazione in generazione” (Esodo 17,16). In un passo di poco successivo è prescritto: “Quando vorrai erigermi un altare di pietra, non erigerlo di pietre scalpellate, perché maneggiando il ferro sull’altare, tu la renderesti profana” (Esodo 20,25). Spiega Rashì riprendendo il midrash: “L’altare è costruito per procurare vita mentre (uno strumento di) ferro è predisposto per porre fine alla vita, non può quindi il ferro essere usato sull’altare”. Questa contraddiziopne trova una sua soluzione nella celebrazione della festa di Chanukkah, riconsacrazione del santuario e ripristino dell’altare alla sua sacra destinazione in onore del Signore, in cui l’accensione dei lumi che perpetuano il miracolo dell’olio conferisce significato spirituale ai duri combattimenti in cui gli ebrei avevano riconquistato la libertà, nazionale ma soprattutto religiosa e spirituale. Una guerra necessaria ,che tuttavia fu vinta da Israele non grazie alla forza nè grazie alle armi – “Non con ardimento e non con la forza, ma con il Mio spirito”. Come dalle parole del profeta Zaccaria. Parole profetiche e storia da ricordare anche nel presente, sia da parte del popolo ebraico sia da parte di chi talora si pone come giudice riguardo all’uso della forza praticato da Israele.
Rav Giuseppe Momigliano
(25 dicembre 2019)