“Sinceri gli auguri di Boris Johnson ma sulla politica il giudizio è sospeso”
“La Gran Bretagna non sarebbe la Gran Bretagna senza la sua comunità ebraica. E noi saremo al vostro fianco e festeggeremo con voi – a Chanukkah come per tutto l’anno”. L’augurio per la festa di Chanukkah del Premier britannico Boris Johnson, confermato il 12 dicembre alla guida del paese, è stato accolto da molti ebrei britannici con un grande sospiro di sollievo. “La sensazione molto diffusa è stata quella di aver schivato una pallottola”, spiega a Pagine Ebraiche la giornalista britannica Jenny Frazer, facendo riferimento alla larga sconfitta dei laburisti di Jeremy Corbyn, considerato un vero e proprio pericolo dall’ebraismo d’Oltremanica per il proprio futuro e la propria sicurezza. “Gli auguri del Premier sono stati accolti molto positivamente dalla Comunità ebraica, profondamente sollevata dal non vedere al 10 di Downing Street Corbyn”, sottolinea Frazer, che che prima delle elezioni ha intervistato per il Jewish News proprio Johnson, a cui non lesina critiche ma definisce sinceri i suoi auguri al mondo ebraico. “Johnson è un uomo colto con un modo di fare che definirei berlusconiano: ride, fa battute, racconta bugie, ha dello charme anche se non sempre va a segno. I suoi auguri sono stati accolti molto molto bene dalla comunità e li ho trovati genuini”. Nel suo videomessaggio, il Premier con un po’ di ironia ha esaltato le “gioie dei latkes e delle ciambelle”, ha raccontato di averne cucinati durante la campagna elettorale, ha sorriso sul fatto che una festa in cui si fanno regali ai bambini per otto giorni è difficilmente criticabile e poi ha cambiato registro, passando alle questioni serie. Chanukkah è “un momento per celebrare non solo il miracolo dell’olio ma anche la vostra identità unica. (Un momento) Per mettere la Chanukkiah alla finestra e dire al mondo, proprio come fecero Judah e il suo piccolo gruppo di Maccabei mal equipaggiati con Antioco III e il suo potente esercito greco, sono ebreo e sono orgoglioso di esserlo”. “So che gli ultimi anni non sono stati facili per gli ebrei britannici: nei media, per le strade e in particolare online gli antisemiti sono stati, in numero allarmante, incoraggiati a strisciare fuori da sotto le loro rocce e a ricominciare a diffondere in lungo e in largo il loro riprovevole odio”, ha detto Johnson, aggiungendo che “Oggi, mentre gli ebrei britannici cercano di scacciare l’oscurità del riemerso antisemitismo, voi avete al vostro fianco ogni persona rispettabile di questo Paese che combatterà al vostro fianco”. Per Viviana Kasam, giornalista e presidente di BrainCircleItalia, “nell’augurio agli ebrei inglesi è emerso il Boris Johnson migliore. Ma non dimentichiamo che l’altro è sempre in agguato, pronto a riemergere quando l’opportunismo glielo suggerirà”. “Johnson – la riflessione di Kasam – mi fa pensare a Giano bifronte: da un lato il politico spregiudicato, volgare e demagogico pronto a ricorrere a ogni bassezza, insulto, fake news, manipolazione della realtà pur di conquistare il potere. Dall’altro il brillante laureato di Oxford e Eton, culla dell’élite anglosassone, l’autore del pregevole saggio “Il sogno di Roma: la lezione dell’antichità per capire l’Europa di oggi” (edito in italiano da Garzanti) che dalle vicende dell’Impero romano trae monito per costruire una forte Unione Europea… prima di rinnegarla con la Brexit”.
Per il giornalista dell’Economist e di Haaretz Anshel Pfeffer gli auguri di Johnson sono la dimostrazione della sua abilità di comunicatore. “Per lui è molto naturale fare public relation, in più conosce bene la comunità ebraica dai tempi in cui era sindaco di Londra. È molto scaltro e intelligente, sa parlare con la gente. È un populista ma non nello stile di Trump, piuttosto di Netanyahu”, afferma a Pagine Ebraiche Pfeffer. “Ci sono vantaggi e svantaggi per i leader intelligenti e populisti. Una volta eletti, tendono ad essere leggermente più pragmatici”, scriveva su Haaretz Pfeffer, tracciando delle comparazioni tra i diversi leader e spiegando come sia Netanyahu sia Johnson siano politici naviganti, abili a fare promesse non sempre attuabili e altrettanto a non modificare lo status quo in modo da mantenere nelle proprie mani il potere. “Johnson ha avuto anche la fortuna di avere un rivale invotabile. Il sollievo di cui parlavo nella Comunità ebraica – spiega invece la giornalista Jenny Frazer – è legato alla sconfitta di Corbyn e non alla vittoria di Johnson. Vedremo come gestirà ora la Brexit e le pulsioni xenofobe e divisive. Da quando è stato riconfermato ha fatto discorsi molto concilianti e per l’unità, per cui speriamo in bene. Con lui gli ebrei non dovranno per lo meno temere rispetto a questioni come shechitah, circoncisioni, sostegno alle scuole confessionali, che con Corbyn sarebbero state a rischio”. D’altro lato Frazer ammette di avere riserve per le pulsioni anti-musulmane interne allo schieramento conservatore guidato da Johnson e per una sua certe propensione a distorcere la verità a proprio vantaggio. “Quando l’ho intervistato, mi ha raccontato del suo legame con Israele, di aver fatto un anno in kibbutz da ragazzo.. E io gli ho chiesto conto del suo appoggio, quando era ministro degli Esteri, a una risoluzione Onu contro Israele: lui ha più volte negato di averla sostenuta nonostante ci siano i fatti a dimostrarlo. È stata un’esperienza un po’ surreale: non potevo dargli esplicitamente del bugiardo anche se lui continuava a negare l’evidenza”. Per Pfeffer su Israele – o sull’Iran – è difficile definire quali strade seguirà Johnson, che rimane imprevedibile. D’altro lato il Primo ministro britannico poco prima del suo messaggio di Chanukkah aveva annunciato la volontà di introdurre una legislazione per minare il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele. Nel delineare le priorità del suo governo alla Camera dei Comuni, aveva dichiarato di voler impedire che gli enti pubblici sviluppino “una loro politica pseudo-estera, contro un paese che con frequenza nauseante si rivela essere Israele”. Se la legislazione di Johnson dovesse passare, la nuova legge impedirebbe ai consigli locali di imporre boicottaggi, oltre a vietare alle università di organizzare campagne BDS contro qualsiasi paese.
In attesa di capire quali politiche porterà a termine, rimane il giudizio sulla personalità di Johnson, che Kasam definisce “complessa e interessante. È intelligente, preparato, persegue una strategia politica spregiudicata ma ponderata che potrebbe anche nel medio termine l’Inghilterra ai vecchi splendori, una volta superato lo choc e le conseguenze immediate del divorzio dall’Europa. A scapito nostro, perché praticherà astutamente, attraverso accordi bilaterali, la disastrosa politica del divide et impera, che ancora bagna di sangue le ex colonie britanniche, l’India e il Medio Oriente”.
Daniel Reichel