Gli Usa e gli attacchi antisemiti
L’attacco criminale antisemita compiuto a Monsey sulle prime pagine di tutti i giornali. Soltanto l’ultimo di una serie di gravissimi episodi, molto diversi tra loro, di cui i media si sono occupati negli ultimi mesi.
“La lista – riconosce il Corriere – è lunga. Il suprematista bianco. L’islamico radicale. L’ossessionato dal ‘complotto giudaico’, quello che grida ‘all’invasione degli immigrati’. Cavalcano temi popolari così come sfruttano le paure dei cittadini. Si presentano, ognuno sotto la sua bandiera, come sentinelle in una trincea urbana”.
È stata intanto resa nota l’identità dell’attentatore: si tratta di Thomas Grafton, afroamericano 47enne di Harlem, fermato dalla polizia dopo un breve tentativo di fuga. “Voglio essere chiaro: l’antisemitismo e l’intolleranza sono ripugnanti e abbiamo assolutamente tolleranza zero per tali atti di odio” ha commentato tra gli altri Andrew Cuomo, governatore dello Stato di New York.
Nel mondo “c’è senza dubbio un aumento di attacchi specifici antisemiti che non si può più sottovalutare”. Così la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, in una intervista con l’Adnkronos sui fatti di Monsey e sull’escalation dell’odio.
“Colgo l’occasione – ha detto la presidente UCEI – per ribadire ancora una volta l’esigenza del recepimento, anche a livello normativo, della definizione di antisemitismo dell’Ihra. Un invito rivolto a “governo, Parlamento, Università e sedi di culto e cultura: è necessario che ci sia un riconoscimento di questa definizione, perché consentirebbe di operare”.
Per lo scrittore Jonathan Safran Foer, intervistato dal Corriere, i politici hanno una responsabilità significativa in questa scia di sangue. E ciò a prescindere dalla specifica matrice dell’attacco di Monsey. “Quando non si schierano apertamente e con forza contro odio e pregiudizi – afferma – la cultura diventa meno vigile e il virus può diffondersi. Dopo il letale raduno dei suprematisti bianchi a Charlottesville, Donald Trump parlò di responsabilità da entrambe le parti. Dubito che la sua frase abbia creato odio, ma lo ha legittimato”. Per Safran Foer esiste una versione dell’antisemitismo “ovunque ti giri, dall’estrema destra all’estrema sinistra e tra di esse”.
Sempre il Corriere, in un pezzo in cui si lancia l’allarme per l’escalation di violenza, identifica impropriamente la setta dei Black Hebrew Israelites di cui faceva parte uno degli assassini del supermercato kosher colpito in New Jersey due settimane fa come “una setta ebraica nera”. Si tratta invece di un gruppo fortemente antisemita, non riconosciuto in alcun modo all’interno dell’ebraismo.
I numeri dell’odio parlano intanto chiaro. Sottolinea La Stampa: “Solo sei anni fa, la Anti-Defamation League aveva rivelato come il 2013 fosse stato l’anno con meno ‘incidenti’ antisemiti da quando nel 1979 ha iniziato a monitorarli. Allora ne vennero segnalati 751 in tutti gli Stati Uniti, con minime violenze e nessun ricovero in ospedale. Nei cinque anni successivi i ‘crimini di odio’ contro le varie comunità ebraiche negli Usa o contro singole persone sono quasi triplicati, ci sono stati diversi morti e molti feriti e ben 49 sono stati registrati in scuole elementari o secondarie”.
“I conti aperti dell’America con l’antisemitismo”. È il titolo di una riflessione di Gad Lerner su Repubblica, che tra le diverse categorie prese in esame parla anche di un “sionismo cristiano, intriso di antigiudaismo tradizionalista” che sarebbe sostenuto da Trump e dai suoi collaboratori. Una sponda che, scrive Lerner, “fa comodo” al presidente israeliano Benjamin Netanyahu e “ha già indotto la Casa Bianca a trasferire l’ambasciata Usa a Gerusalemme e a riconoscere come legali gli insediamenti in Cisgiordania”. Per il giornalista si tratterebbe di “materiale combustibile gettata a piene mani nel fuoco di un antisemitismo che così come sostiene Israele, detesta l’ebreo figura cosmopolita, avversa alla minaccia del suprematismo e del nazionalismo sovranista”.
Come si fa a combattere questa ondata di antisemitismo? “Usa ed Europa – scrive Fiamma Nirenstein sul Giornale – hanno il dovere di chiederselo. E indispensabile la memoria della Shoah e la rilettura della stupida propaganda anti israeliana che, attraverso il Bds, si traveste da movimento legittimo per abbracciare alleanze con ideologie e movimenti terroristi”.
Secondo Libero, i siti dei principali quotidiani non avrebbero sufficientemente enfatizzato l’identità afroamericana dell’attentatore. “Immaginate – si legge in un articolo a dir poco surreale – cosa sarebbe successo se un qualsiasi guru di un qualsiasi strampalato gruppo bianco cristiano estremista avesse liquidato la Shoah come una storiella divertente. Ma l’antisemitismo afro non tira, non s’inserisce nel gioco di ruolo preconfezionato che ha sostituito da tempo ogni onesto racconto del mondo, la vittima predestinata di tutte le porcate di noi maledetti colonialisti assassini non può mai, in nessun caso, essere il carnefice”.
Secondo il Messaggero, “nessun rappresentante ebreo è mai stato seriamente preso in considerazione per la poltrona della Casa Bianca” e “l’ondata di violenza in atto potrebbe riflettere l’avversione” a questa ipotesi. Il quotidiano romano parla sciaguratamente di “handicap razziale” come di prima obiezione sollevata all’interno del partito democratico per le candidature di Sanders e Bloomberg.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(30 dicembre 2019)