Riconoscersi come ebrei
Una piccolissima variazione su un tema di Y.H. Yerushalmi, su cui David Bidussa si è soffermato qualche settimana fa in un approfondito articolo pubblicato su JoiMag. Ci si riconosce ebrei se ci si sente ebrei e ci si sente ebrei se si ha memoria dell’esperienza di riconoscersi come (e quindi vivere da) ebrei. Poste queste premesse, quello che più conta è riconoscersi come ebrei, che è qualcosa di vicino, anche se non coincidente, a sentirsi ebrei, più che “essere” ebrei. Riconoscersi ebrei non ha nulla di inevitabile o naturale, e allo stesso tempo non riposa esclusivamente su una scelta: presuppone, invece, l’assunzione su di sé di una memoria. Imporre un’etichetta di identità all’essere è d’altra parte una efficace forma di autorappresentazione, dai contorni però inevitabilmente soggettivi. A volte – passo estremo tutt’altro che infrequente – perfino l’identità può farsi idolo.
Giorgio Berruto
(2 febbraio 2019)