Conte: “Per evitare una guerra
serve azione coesa dell’Europa”

rassegna“In questo momento tutta la nostra attenzione deve essere concentrata ad evitare un’ulteriore escalation, che rischierebbe di superare un punto di non ritorno. Per conseguire questo obiettivo è prioritario promuovere un’azione europea forte e coesa per richiamare tutti a moderazione e responsabilità”. Lo afferma il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, parlando dell’alta tensione tra Stati Uniti e Iran dopo l’uccisione del generale iraniano Soleimani. Intervistato da Repubblica, Conte afferma che l’impegno primario in questo momento è usare la diplomazia per evitare una escalation di violenza e sottolinea che i soldati italiani impegnati in Medio Oriente rimarranno al loro posto (rispetto all’atteggiamento dell’Italia di fronte allo scontro Usa-Iran, su La Stampa Marta Dassù denuncia l’ignoranza e indifferenza italiana rispetto alla politica estera). Nell’intervista si parla anche della vicenda libica, dell’agenda del governo per questo 2020 tra riforme e tensioni interne.

Crisi Usa-Iran, l’Europa che fa? Mentre il Premier Conte promette un intervento europeo per cercare di disinnescare lo scontro Usa-Iran, i quotidiani italiani denunciano la debolezza della politica dell’Ue. Per Angelo Panebianco (Corriere) l’Europa deve schierarsi con gli Stati Uniti in modo chiaro: “Sul piano degli interessi, pur riconoscendo quanto sia faticoso e frustrante per gli europei avere a che fare con Trump, le alternative (per esempio una predominante influenza russa in Medio Oriente) sarebbero per noi un vantaggio?”, l’interrogativo di Panebianco. Per Gianluca De Feo (Repubblica): “il raid americano per uccidere il leader dei Pasdaran Qassem Soleimani rischia di scatenare un complicato vortice di interventi militari che coinvolge il Medio Oriente e può allargarsi fino al Nord Africa. Molti gli attori che rivendicano un ruolo: Russia, Turchia, Arabia Saudita, Israele. Solo l’Europa stenta a far sentire la sua voce schiacciata dai veti delle grandi potenze”.

Crisi Usa-Iran, le azioni di Teheran. Il primo grande effetto dell’uccisione di Soleimani – che il Fatto Quotidiano definisce “terrorista dei tre mondi” – è la decisione del parlamento iracheno di chiedere l’espulsione delle truppe americane dal suo territorio e la sospensione della coalizione anti-Isis (Corriere). Intanto in Iran il regime usa la morte di Soleimani – ieri i funerali a Teheran con immagini di folle al seguito del feretro – per ricompattare il paese contro un unico nemico, gli Stati Uniti, e eliminare ogni critica interna. In più, riapre ufficialmente la sua corsa al nucleare e afferma di avere nel mirino 35 postazioni militari Usa ma Trump avverte che a ogni attacco la ritorsione sarà “sproporzionata” (Corriere e Stampa). Secondo il Giornale questo scontro internazionale potrebbe portare a nuovi equilibri in Medio Oriente e dare coraggio alle voci critiche interne a molti regimi. Corriere e Repubblica invece intervistano a Beirut il terrorista Anis Nakash, secondo cui Hezbollah è pronto a colpire su direttiva di Teheran e ha come obiettivo Israele.

Francia, giustizia per Sarah Halimi. Il mondo ebraico francese chiede sia fatta giustizia per Sarah Halimi – uccisa nel 2017 in un feroce attacco antisemita – e venga incarcerato il responsabile del suo omicidio, Kobili Traoré. I giudici francesi lo hanno infatti ritenuto colpevole ma “penalmente irresponsabile”, perché aveva fatto uso di un’ingente quantità di cannabis, preda di un “delirio”, che “ha annullato il suo discernimento”. Francis Szpiner, avvocato dei figli di Sarah Halimi, ha sottolineato che, “se si riconosce l’irresponsabilità dell’assassino, si rimette in causa un’intera giurisprudenza. Si ammette l’impunità di fatto di chi assume sostanze illecite, perché il soggetto non ne conoscerebbe le conseguenze” (La Stampa).

Pietre d’inciampo. Venerdì pomeriggio, a Mantova, l’artista tedesco Gunter Demnig poserà in via Principe Amedeo, in corrispondenza dei numeri civici 40 e 42, quattro sampietrini in cui sono incisi i nomi di Enea Samuele Levi, di sua moglie Elide e delle loro figlie, Silvana e Luisa. “L’iniziativa è partita dai discendenti di Franco Levi, unico sopravvissuto della famiglia, tradita da un mantovano dopo aver cercato riparo a Milano. – racconta il Corriere Milano – Franco tornò a Mantova nel 1945 e trovò la casa devastata. Recuperò la valigia seppellita in giardino, che conteneva una bambola di Luisa e foto di famiglia”. A proposito di Pietre d’inciampo, a Napoli anche Nico Pirozzi, giornalista che ha promosso la posa in città di alcuni sampietrini, annuncia che non sarà presente domani alla cerimonia in solidarietà con la Comunità ebraica partenopea e in polemica con l’assessore alla Cultura De Majo (Mattino).

Partecipazioni a Sanremo. Domani i vertici della Rai decideranno se dare il via libera alla partecipazione della giornalista con passaporto israeliano e naturalizzata italiana Rula Jebreal. Il Corriere definisce la vicenda come un “caso politico” mentre lei a Repubblica, intervistata da Gad Lerner, afferma “qualcuno si è spaventato che venisse offerta una ribalta a italiani nuovi, a persone diverse come me che appartengono a un’Italia inclusiva, tollerante”. Lerner chiede dei suoi rapporti di donna araba con Israele, citando Amos Oz e David Grossman: “Io amo Israele, esattamente come loro! Vado a votare, credo in un Israele multiculturale, anche arabo, perché la democrazia è fatta di diversità. Sono cresciuta leggendo Haaretz, critico le politiche governative esattamente come i miei illustri concittadini che hai citato”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked