Lettera aperta
Ci si dice sempre, fra noi, che l’antisemitismo deriva dall’ignoranza, dalla mancanza di conoscenza storica. Ammettiamo che è anche, spesso, questione di mala fede. PE dovrebbe aprire una nuova rubrica quotidiana dal titolo ‘Lettera aperta’, e recapitarla anche, personalmente, a coloro che esprimono più o meno consapevolmente sentimenti antisemiti, per spiegare in che cosa consista il loro malsano pregiudizio.
‘Lettera aperta’, allora, a Eleonora De Majo, assessora a Napoli.
Non è naturalmente vero che tutti i critici del governo Netanyahu sono antisemiti; è vero, tuttavia, che chi, fra tutte le ingiustizie politiche della terra, sceglie di occuparsi soltanto della situazione israeliana, distogliendo lo sguardo da cruente dittature criminali e diritti umani violati in giro per il mondo, può facilmente essere accusato di pregiudiziale visione antisemita. Non è difficile capirlo.
Nella classifica dei venti regimi più autoritari del mondo, Israele non compare. Ma la signora De Majo di quella lista non si preoccupa. Cina, Corea del Nord, Sudan, Zimbabwe, Siria non danno da pensare alla signora De Majo. Il suo cruccio, invece, è Israele, dove certamente ci sarebbe qualcosa da rivedere, lo pensano anche molti israeliani, ma la cui situazione va forse considerata su un piano storico, politico e sociale, per vedere anche quei risvolti che spesso gli anti-israeliani/antisionisti a priori non desiderano considerare. Questo, signora De Majo, è antisemitismo pregiudiziale.
Serve a poco cercare di compensare la diffusione dell’antisemitismo di fondo con il filosemitismo di facciata, partecipando alla posa di qualche pietra d’inciampo. È la politica culturale del rispetto che conta, non l’omaggio una tantum, più o meno sentito, davanti a una formella di cui un attimo dopo ci si è già scordati. Quando si propone l’equivalenza fra nazismo e sionismo, questo è antisemitismo della peggior specie. Antisemitismo in mala fede di chi non conosce la storia e la interpreta ai fini di una propria malata ideologia.
Le pietre d’inciampo sono simboli di rilievo, che possono stimolare alla riflessione e produrre cultura storica. Strumentalizzarle in questo modo è doppiamente offensivo, signora De Majo. E se invece di occuparsi di politica internazionale (in funzione antisemita) svolgesse in modo proprio il suo incarico di assessore alla cultura di Napoli, forse farebbe il suo dovere, con meno danni per i rapporti sociali all’interno del paese.
Dario Calimani, Università di Venezia