“Soleimani, Israele non c’entra Qui non siamo noi la storia”
Sono giorni in cui la politica e le autorità israeliane misurano con cautela le parole su quanto accaduto in Iraq. L’eliminazione del generale iraniano Qassem Soleimani a Baghdad su ordine del presidente Usa Donald Trump è stata sicuramente una notizia accolta positivamente a Gerusalemme e a Tel Aviv (sede del quartier generale dell’esercito), ma le forze di sicurezza sono preoccupate che eventuali ritorsioni tocchino anche Israele. E anche per questo chiariscono che nell’uccisione di Soleimani non hanno avuto nessun ruolo. “Soleimani ha danneggiato gli interessi Usa e rappresentava un pericolo significativo per gli americani nella regione. Dobbiamo considerare questa uccisione come parte di una lotta tra Iran e Stati Uniti per il controllo dell’Iraq. Questa è la storia”, le parole del capo del comando meridionale dell’esercito, il maggiore generale Herzi Halevi. “L’uccisione di Soleimani ha ramificazioni anche per noi israeliani, e dobbiamo seguirlo da vicino, ma non siamo noi la storia principale qui – ed è un bene che sia successo lontano da noi”, ha proseguito Halevi, parlando in una conferenza a Gerusalemme organizzata dal quotidiano Yedioth Ahronoth. “Osserviamo da bordo campo. Presumo che le prossime settimane saranno molto interessanti”. L’ufficiale di Tsahal ha anche detto che l’esercito non ha finora individuato alcun tentativo da parte della Jihad islamica palestinese, gruppo terroristico di Gaza che beneficia del sostegno militare e finanziario iraniano, di compiere attacchi contro Israele in risposta all’uccisione di Soleimani.
“Abbiamo colpito la Jihad islamica in modo significativo”, ha detto, riferendosi all’eliminazione a novembre di un importante comandante del gruppo terroristico, Baha Abu Al Ata.
Halevi ha aggiunto che, nel complesso, la situazione a Gaza è “instabile”, ma le condizioni per un potenziale accordo di cessate il fuoco a lungo termine con Hamas sono migliorate. “Saremo pronti per qualsiasi scenario nel 2020”.