Periscopio
Un esile candela
Come ogni anno, anche in questo 2020 la ricorrenza del Giorno della Memoria rappresenterà un’occasione per prendere le misure del nostro presente, per valutare dove stia andando il mondo, per giudicare quali siano i progressi o i regressi su un cammino di civiltà, solidarietà, rispetto, rifiuto di ogni forma di odio, razzismo, violenza e intolleranza; o sul cammino opposto. E anche quest’anno, purtroppo, la rinnovata angoscia per le vittime dell’ecatombe di ieri si andrà intrecciando con lo sgomento per i risorgenti rigurgiti di bestialità che funestano i nostri tempi. Credo che un approccio corretto con questo momento, importante e difficile, di riflessione e raccoglimento debba partire, innanzitutto, dalla presa d’atto che i nemici hanno rialzato la testa, che non appartengono solo al mondo di ieri, e che sarebbe sbagliato, illusorio e pericoloso ritenere di potersi “tutti” riunire per stigmatizzare un passato che “tutti” deprecano. Sbagliato, illusorio e pericoloso perché, semplicemente, non è vero. Non è vero che “tutti” sono uniti su questo fronte. Non solo quel passato è, sempre più apertamente, rivalutato o rimpianto da molti, ma molti altri, fingendo di condannarlo, ne ripropongono in pieno alcuni degli aspetti più foschi e lugubri, premurandosi appena di dare ad essi una frettolosa verniciatura di finto antifascismo. Un antifascismo spesso fascistissimo, da fare invidia a Mussolini.
Il nostro Paese, in particolare, appare tempestato da venti sinistri. Il vento di chi fa bagordi, a capodanno, inneggiando alla fine di Anna Frank, e picchia a sangue chi osi manifestare il proprio sdegno; il vento di chi rivaluta gli aguzzini di ieri, di chi nega che sia accaduto niente di grave, di chi banalizza la parola Shoah, usandola per indicare qualsiasi forma di disagio o fastidio, comprese le tasse, il traffico e il mal di testa; il vento di chi fa il duro, dicendo basta al buonismo, sbuffando che gli ebrei hanno scocciato. E il vento di chi finge di onorare gli ebrei morti di ieri, per potere odiare e disprezzare in tutta libertà – mascherato da paladini dei deboli – quelli vivi di oggi. E devo dire che, di tutti questi venti nauseabondi – ma è solo una questione di gusti personali -, quest’ultimo è quello che trovo più ripugnante, perché chi lo alimenta indossa una maschera da Carnevale, e ruba una bandiera nobile per immergerla nel fango. Sulla base dell’attualissima intuizione del grande Ennio Flaiano (secondo cui in Italia ci sono due tipi di fascisti, i fascisti e gli antifascisti), ho sempre preferito, a un “fascista antifascista”, un “fascista fascista”, che, almeno, non è falso.
In questa tempesta di venti malefici incrociati, vedo la Memoria come una piccola, esile candela che continua a brillare, che potrebbe spegnersi, e che va protetta. Come nei versi della bella e triste canzone di Elton John, “Candle in the Wind”. Se si spegnerà, saremo perduti. Come saremmo perduti anche se la candela passasse nelle mani dei nemici mascherati.
Devo esprimere, a questo proposito, un sentimento di profonda gratitudine verso la Comunità ebraica di Napoli, che ha rifiutato di partecipare a una manifestazione promossa dal Comune di questa bella e sfortunata città, per l’apposizione di alcune pietre di inciampo in memoria di vittime napoletane dello sterminio. Se fossero riuscite a trovare scampo in ‘Eretz Israel, quelle persone non sarebbero morte. Ma si sarebbero automaticamente trasformate, secondo qualcuno, in mostri assetati di sangue. O morti da onorare, o mostri da aborrire. La Comunità ebraica, secondo me, non ha fatto altro che chiudere le mani a coppa intorno alla candela della Memoria, per proteggerla dal soffio malefico dei seminatori di odio e di disprezzo, dei ladri di bandiere nascosti dietro le loro grottesche maschere di cartapesta. Cercando, così, di restituire un po’ di onore a una città sfregiata.
Francesco Lucrezi
(8 gennaio 2020)