Firenze, 24 pietre per la Memoria
Il progetto delle pietre d’inciampo fortemente voluto dalla Comunità ebraica di Firenze e dal Comune prende vita dopo la delibera comunale il 9 aprile scorso.La presidente Daniela Misul, recentemente scomparsa, dichiarava: “Sono molto orgogliosa di questa iniziativa a cui come Comunità stavamo lavorando da molti anni, durante i quali abbiamo visto in molte città della Toscana comparire pietre d’inciampo in memoria di chi non è più tornato dai campi di sterminio nazisti. Per Firenze, da dove sono partite più di 300 persone che non hanno mai più fatto ritorno a casa, era un diritto-dovere fare altrettanto. Numerose sono state le famiglie che ci hanno chiesto che la città custodisse la memoria dei loro cari. L’apposizione delle pietre d’inciampo è il giusto traguardo, dopo un grande lavoro, per preservare il ricordo dei nostri concittadini”.
Le pietre d’inciampo sono l’ulteriore dimostrazione di quanto Firenze ci tenga a coltivare la Memoria. Sono i segni del passato che ricordano ferite rimaste aperte nella comunità ebraica e in quella cittadina e aiutano a stimolare in chi ci si “imbatte” il ricordo della Shoah e di tutte le vittime della deportazione nei campi di sterminio.
Ventiquattro pietre in tutto le pietre fiorentine, tra quelle posizionate ieri e quelle che saranno messe il prossimo 23 gennaio in diverse strade sul marciapiede, di fronte alle abitazioni dei deportati. Ma è chiara l’intenzione di proseguire in un prossimo futuro.
La posa delle prime sei avuto luogo ieri in tarda mattinata, non appena arrivato l’artista tedesco Gunter Demnig, loro autore, alla presenza tra gli altri della vicesindaca Cristina Giachi, del presidente della Comunità ebraica David Liscia, del rabbino capo Gadi Piperno e dell’arcivescovo Giuseppe Betori.
La cerimonia si è svolta in via del Gelsomino, una strada fuori Porta Romana, dove al numero 29 aveva sperato di trovare un sicuro rifugio il rabbino Rodolfo Levi, in cattedra a Bologna, tornando alla sua città d’origine; con lui furono deportate la moglie Rina Procaccia, la figlia Noemi, la cognata Daniela Procaccia con il marito Angelo Sinigaglia e la loro figlia decenne Ada.
Quindi, nel primo pomeriggio, ha avuoto luogo nel centro cittadino la posa in via del Proconsolo 6 di tre pietre in memoria di Abramo Genazzani, di sua sorella Elena sposata Melli e del nipote Mario, appena ventenne, e in via Ghibellina 102 di quella al nome del fratello David Genazzani, che ha lasciato due bambine prive della guida paterna.
Infine ha avuto luogo la posa dell’ultima pietra in piazzale Donatello 15, all’epoca sede della Pensione Simi dove, rimasta vedova, si era ritirata Clotilde Levi e dove, anziana e minuta, era rimasta sicura che nessuno potesse venirla a prendere per portarla ad un campo di lavoro in Germania. Cognata del celebre letterato Alessandro D’Ancona, discendeva da una nota famiglia Levi emiliana ed era l’amata ‘zia Tilde’ di tutti i bambini dei suoi numerosi parenti.
Lionella Viterbo
(10 gennaio 2020)