Medio Oriente e ignoranza

francesco bassanoNon pochi hanno pensato in questi giorni che dietro l’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani ci fosse non tanto Donald Trump, ma piuttosto lo Stato di Israele. Su Radio3 per esempio, durante il programma “Prima Pagina”, alcuni ascoltatori hanno accusato duramente di essere “filoisraeliana” Francesca Paci, giornalista della Stampa ed ex corrispondente da Gerusalemme, solo per aver fatto presente che non ci sarebbe alcun coinvolgimento di Israele in questa azione militare. Nella forte polarizzazione e nella comune ignoranza di molti italiani tutto ciò che accade in Medio Oriente sarebbe strettamente correlato alla presenza nella regione dello stato israeliano. Una generale scarsa conoscenza su questi luoghi che viene trapelata persino nei telegiornali. Qualche giorno fa al Tg1 è infatti andata in onda una mappa del Medio Oriente dove non solo vengono invertiti gli stati a maggioranza sciita e sunnita, ma viene considerato stato sciita il Libano, nel quale non v’è un vero censimento sulla popolazione dal 1932. Come se bastassero due colori su una mappa per spiegare le complesse vicende di un’area nella quale le componenti etnico-religiose sono già al loro interno variabili e diversificate, e mai così nette.
Ma tornando all’uccisione di Soleimani, seguendo anche le ultime mosse di Trump, sembrerebbe che da entrambe le parti non ci sia fortunatamente un reale desiderio per uno scontro armato di grande portata. Nonostante il suo costante spauracchio, un’assurda guerra mondiale è forse lontana, pare piuttosto che con l’eclissarsi del multilateralismo e l’ascesa ovunque dei sovranismi, si stiano creando decine di “guerre fredde” a suon di sanzioni, sporadici attacchi militari e gravi minacce. In un mondo comunque tutt’altro che pacificato, dove i conflitti locali mietono ancora migliaia di vittime e la crisi climatica è lungi dall’essere seriamente affrontata. Un problema quest’ultimo, che anche di fronte agli interminabili incendi in Australia, dovrebbe davvero offrire un’occasione per unire tutti i grandi stati e condurli responsabilmente a riporre le armi.

Francesco Moises Bassano