Un marchio infamante

davide assaelFra le tante notizie della settimana, anche di grosso rilievo geopolitico, ha attratto la mia attenzione l’invito di Matteo Salvini a Liliana Segre per il convegno sulle nuove forme di antisemitismo che sta organizzando la Lega. Naturalmente non sfugge a nessuno la strumentalità di questo gesto. Sia perché è un palese tentativo di rilegittimarsi dopo le recenti gaffes su questo terreno, sia perché si dà per scontato che così Salvini vorrà ribaltare l’accusa e dire che i veri antisemiti sono gli antisionisti di sinistra. La nuova, e ormai consueta, versione dell’ho tanti amici ebrei per cui posso anche essere amico di nazistoidi e fascistoidi di ogni risma. L’episodio, però, indica anche qualcosa di un po’ più profondo: l’esigenza di smarcarsi dall’accusa di antisemitismo indica che quest’accusa è ancora un marchio infamante. E questo, volendo proprio vedere del bene in ogni gesto, sembra l’ultimo argine ad una crescente deriva antisemita. Speriamo che regga.

Davide Assael