Lo sport e le leggi del ’38,
le storie da recuperare

Lo sport come osservatorio universale per affrontare le grandi ferite del Novecento. È lo sguardo che propone la mostra “L’importanza di partecipare. Sport e Leggi Razziali. Padova 1938”, inaugurata ieri nella sede del Museo della Padova ebraica. Al centro il tema dell’applicazione delle leggi razziste in ambito sportivo, con una particolare attenzione dedicata ai membri della Comunità ebraica locale costretti ad interrompere la loro attività.
Come si ricorda nella mostra, nell’Italia fascista lo sport è all’insegna del motto ‘Credere, obbedire, combattere’. Con Mussolini al potere prende così avvio una politica di sviluppo sportivo di massa, che inquadra l’attività fisica sotto l’autorità dello Stato. Grazie ad un’intensa propaganda, viene spiegato nell’allestimento, “le vittorie sportive rappresentano altrettanti successi politici: sfruttate all’estero per esaltare il regime, hanno lo scopo di rafforzare la coesione sociale attorno ad una coscienza nazionale e di trasformare gli sportivi in eroi civili”.
La mostra, visitabile fino al 29 marzo, è patrocinata dal Comune di Padova e dalla Comunità ebraica, da CoopCulture e dall’Accademia di Scherma Comini, che ha prestato per l’occasione una maschera e un fioretto dell’epoca da esporre. Un importante contributo viene dall’Archivio di Stato, grazie al quale è stato possibile esporre documenti riguardanti una società sportiva padovana e gli elenchi dei beni sequestrati ad alcune famiglie degli sportivi ebrei.
Per tutta la durata della mostra saranno proposte attività didattiche per le scuole di ogni ordine e grado e visite guidate per singoli visitatori. In particolare, per le scuole è offerta la possibilità di proiettare il documentario realizzato da Sky Sport “1938-Lo sport italiano contro gli ebrei” che verrà utilizzato come materiale didattico a supporto della visita.

(20 gennaio 2020)