Qui Trieste – La Memoria e la scelta,
un racconto a teatro
Quarta edizione per il progetto “La memoria e la scelta”, curato da Paola Pini (da un’idea del direttore Franco) Però per il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Una riflessione sul tema del ricordo che si compone quest’anno di due momenti: lo spettacolo “Un uomo banale” in scena alla Sala Bartoli dal 23 al 26 gennaio, con Andrea Germani e Romina Colbasso, e l’evento “La Risiera racconta” con i ragazzi dei licei di Trieste alla Risiera di San Sabba nel pomeriggio del 26 gennaio. Lo spettacolo “Un uomo banale” è liberamente tratto da “In quelle tenebre”, risultato dell’intervista, ampliata da molte altre testimonianze, che Gitta Sereny fece a Franz Stangl nel 1971 presso il carcere di Düsseldorf, luogo in cui l’uomo scontava la condanna all’ergastolo.Stangl poteva sembrare proprio “un uomo qualsiasi” e per questo, sarà raccontato a teatro, nel testo elaborato dalla stessa Pini, la sua storia colpisce tanto. Nasce ad Altmünster, in Austria, nel 1908. Poliziotto nel 1938 e in seguito ufficiale delle SS, è parte attiva nel Progetto Eutanasia, attraverso il quale saranno uccise tra le 60mila e le 100mila persone con minorazioni mentali o fisiche, tristemente noto come Aktion T4; nel 1942 dirige i campi di sterminio di Sobibor prima e di Treblinka poi; dal 1943 al 1945 è infine trasferito in Italia, dove risulta impiegato nei territori della Zona Operativa del Litorale Adriatico (l’Adriatisches Küstenland), in particolare a Udine e a Fiume, ma la sua presenza è testimoniata anche a Trieste, alla Risiera di San Sabba. Di fronte a quello che lui stesso descrisse come “l’inferno di Dante materializzato” non seppe rifiutare l’incarico di comandante del campo di sterminio di Treblinka, annegando nell’alcol la propria vigliaccheria. Gitta Sereny nasce a Vienna nel 1921. Nel 1934 assiste, a Norimberga, a un rastrellamento di massa operato dai nazisti; dopo l’Anschluss del 1938, emigra in Francia dove opera nella Resistenza e, alla fine della Guerra, si unisce alle forze dell’UNRRA (l’Amministrazione delle Nazioni Unite per l’assistenza e la riabilitazione delle popolazioni danneggiate dalla guerra) per occuparsi di riunire ai familiari i bambini superstiti a Dachau.Racconta Pini: “A Gitta Sereny importa analizzare, scandagliando i ricordi e provocando le reazioni improvvise, spesso sconvolgenti dell’interlocutore non tanto perché, ma piuttosto come si sia potuti arrivare a quell’orrendo sterminio su scala industriale che è stata la Shoah. Il pubblico ha così l’occasione di comprendere quali meccanismi possano portare una persona comune, qual era Stangl all’inizio della sua carriera di burocrate della morte, a trasformarsi nell’uomo giudicato responsabile della morte di 900mila persone, complice attivo dei veri carnefici, dei seminatori di odio e di violenza”. “Se tutto sommato può essere relativamente semplice cercare di identificarsi con la sofferenza delle vittime, o giudicare mostri i boia più efferati e pazzi i loro mandanti – prosegue Pini – risulta molto più complesso e difficile cogliere i pericoli che si nascondono nella potenziale somiglianza fra noi stessi e persone come Franz Stangl”.
(21 gennaio 2020)