Palermo e gli studenti ebrei cacciati
Una mostra porta alla luce nuove storie
Un evento di grande importanza, perché primo in Italia. Un’attenzione particolare dell’Università degli Studi di Palermo ai suoi studenti ebrei ai tempi del fascismo: una storia che non si conosceva e che è riaffiorata grazie alla ricerca voluta dal rettore Fabrizio Micari e condotta da docenti e ricercatori dell’Università palermitana.
Oltre venti studenti ebrei stranieri – tedeschi, polacchi, russi, rumeni – avevano raggiunto l’Università di Palermo negli anni ’30 perché eccellente; nel settembre 1938 i decreti di espulsione li raggiunsero e dovettero lasciare il capoluogo siciliano.
Un destino crudele portò alla morte uno di loro, la cui storia è raccontata nella mostra inaugurata stamane a Palazzo Steri, con patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, dal rettore Micari e dal vicepresidente UCEI Giulio Disegni.
Uno degli studenti, Jozef Izaak Lewsztein, conseguita la laurea in Medicina nel giugno del ’40, fu arrestato e condotto al carcere dell’Ucciardone di Palermo; un mese dopo fu tradotto nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia e successivamente internato a Piandimelato e a Sant’Angelo in Vado, nelle Marche. A seguito dei rastrellamenti tedeschi fu catturato e imprigionato a Urbino, da lì spedito al campo di internamento di Forlì
Il 5 settembre 1944, insieme ad altri 19 ebrei, fu trucidato per rappresaglia a colpi di fucile in quello che passò alla storia come l’eccidio dell’aeroporto di Forlì
Una quantità di eventi di grande spessore caratterizzano il Giorno della Memoria a Palermo. Mostre, rappresentazioni teatrali e convegni per far conoscere una storia di cui poco si sapeva: le persecuzioni antiebraiche in Sicilia, terra che continua a stupire perché poco alla volta riscopre pezzi del suo passato.
(26 gennaio 2020)