“Il pericolo sempre in agguato”
27 Gennaio, Giorno della Memoria. Gli occhi di molti italiani puntati sul Quirinale, dove stamane si svolgerà la solenne cerimonia con il Capo dello Stato Sergio Mattarella. “Mai dimenticare le parole con le quali Primo Levi ci ha per sempre ammoniti: se quell’orrore è potuto accadere può accadere ancora. Il pericolo è sempre in agguato: odio, razzismo, antisemitismo, discriminazioni ingiustizia, violenza, guerre, sono malattie anche del nostro tempo”. È quanto scrive la senatrice a vita Liliana Segre, in un intervento pubblicato su Repubblica Roma.
Il Fatto Quotidiano pubblica tre interventi pronunciati allora da Furio Colombo, artefice nel 2000 della legge che ha istituito il Giorno della Memoria. “Questo momento oggi – affermava nel marzo del 2000, in occasione del voto – è per me un momento di emozione, perché ho vissuto un’infanzia nella quale, amici e colleghi, l’ispettore della razza si presentava nelle aule delle nostre scuole a parlare di sangue infetto, a parlare di razza superiore, a parlare di un’immagine di mondo perfetto dal quale alcuni, tanti cittadini italiani, che erano stati a pieno diritto cittadini italiani fino a quel momento, avrebbero dovuto essere esclusi per sempre e fino alla morte”.
Diversi, su quasi tutta la stampa nazionale e locale, gli editoriali e i contributi sul tema della Memoria. Analisi che mettono talvolta al centro alcuni rischi per il futuro del ricordo. “Ad oramai quasi vent’anni dalla sua istituzione – scrive Claudio Vercelli sul Manifesto – il Giorno della Memoria registra le sue anchilosità, manifestando limiti e difficoltà in parte prevedibili ed in parte inediti. Non c’è solo la stanchezza da ripetizione ma anche il rischio di una cristallizzazione di modalità e contenuti, destinati quindi a distanziare piuttosto che ad avvicinare”. Scrive Enzo Bianchi (Repubblica): “Nel fare questa memoria, vissuta in modo sempre più superficiale, si assiste anche a una banale semplificazione: si dice che sono stati solo i nazisti tedeschi, imbevuti di quella folle ideologia, a scegliere il male assoluto. E così si dimentica che alla Shoah hanno contribuito, in modi diversi ma con piena responsabilità, anche gli altri europei, e tra di essi innanzitutto noi italiani”.
Sempre su Repubblica, Adachiara Zevi parla delle pietre d’inciampo, della loro diffusione ad ampio raggio, ma anche della scelta del Comune di Schio di opporsi alla loro installazione. Afferma Zevi: “L’amministrazione di centro-destra ha detto no alla posa delle pietre con l’argomento che possono portare odio e divisione. Come se la deportazione fosse un’opinione su cui dividersi. Avrebbero acconsentito solo a una condizione: dedicare altre pietre alle vittime dei partigiani nel 1945. Proposta inaccettabile”.
Intervistata dal Messaggero, la scrittrice Lia Levi racconta le leggi razziste del ’38: “Quando si è piccoli, ci si abitua. Apprendi la vita già con dentro queste cose, è vietato questo, è vietato quello, io volevo fare danza e non potevo. Quello che percepivo soprattutto era l’angoscia in famiglia, i miei genitori facevano piani che non capivo”.
Il Foglio anticipa alcuni brani del nuovo libro in uscita di Giulio Meotti, “L’Europa senza ebrei” (Lindau). L’autore si pone questa domanda: “Cacciati e uccisi dagli islamisti in Francia, non ‘graditi’ in parte della Germania, costretti a chiudere le comunità a causa dei neonazisti in Svezia. Nel continente che deve loro tanto, ma che fu anche teatro della Shoah, hanno ancora un futuro gli ebrei?”.
“Il Giorno della Memoria è utile, poiché afferma la verità dei fatti. Resta però la questione della relativizzazione della Shoah, su cui c’è ancora da lavorare” sostiene Davide Romano su Repubblica Milano.
Sulle pagine fiorentine Ida Zatelli presenta invece il convegno su Shoah e Letteratura in programma domani. “La letteratura e l’arte – spiega – rappresentano la vera voce dell’umanità capace di raggiungere tutti, una voce destinata a durare molto a lungo, che apre la mente e il cuore a una comprensione più profonda e acuta”.
La conferma alla presidenza del Meis di Dario Disegni è segnalata tra gli altri dal Corriere della sera. Nel cda, si legge, figurano Daniele Ravenna, Massimo Mezzetti, Giovanni Franco Pernisa e Gloria Arbib. A firmare il decreto per ulteriori quattro anni di incarico a Disegni il ministro Dario Franceschini, che ieri ha sottolineato come in pochi anni il Meis sia diventato “un museo di primo piano sulla scena internazionale e una prestigiosa istituzione culturale capace di far vivere la memoria e raccontare la storia degli ebrei italiani al mondo intero”.
La notizia in evidenza anche sul Resto del Carlino e su La Nuova Ferrara.
“Qui c’è un antifascista”. È il cartello che ieri il sindaco Beppe Sala ha affisso alla porta di casa sua in risposta a quanto accaduto a Mondovì. Apprezzamento tra gli altri del presidente del Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach, che al Corriere dice: “È un bene che persone come il sindaco abbiano questa sensibilità importante dal vista educativo e per la formazione delle coscienze”. Apprezzamento anche dal presidente della Comunità ebraica milanese Milo Hasbani.
Per domani è previsto l’annuncio del piano di pace statunitense. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo sfidante Benny Gantz sono partiti alla volta di Washington, dove (in due diversi momenti) si confronteranno con Donald Trump. Repubblica dà voce al malcontento della leadership palestinese, che sostiene di non essere stata coinvolta. “Sono passati giorni da quando Trump ha annunciato la pubblicazione del piano di pace, e non abbiamo ancora ricevuto una notifica ufficiale” dice al quotidiano Xavier Abu Eid, consigliere del capo negoziatore dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina Saeb Erekat.
Repubblica ospita una riflessione di Kennett Stern, tra gli artefici della definizione operativa di antisemitismo dell’Ihra. Stern critica le scelte operate al riguardo da Trump, che con un provvedimento ha recentemente disposto la sospensione di erogazioni governative per i campus dove si delegittima Israele. Afferma Stern: “Io sono sionista ma, in un campus universitario dove si va per approfondire le idee, gli antisionisti hanno diritto a esprimersi in totale libertà”.
La Digos indaga su alcuni episodi di antisemitismo nelle ore del derby tra Roma e Lazio. Scrive il Corriere Roma: “Una guerra di striscioni si attendeva, e così è stato. Dentro e fuori dall’Olimpico. Gli sfottò nelle curve, qualcuno per strada, ma anche slogan a sfondo antisemita, insulti già comparsi in passato nascosti questa volta (ma poi nemmeno tanto) da altre rime”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(27 gennaio 2020)