Architetti romani espulsi nel ’38,
invalidato l’atto antisemita
Nel 1938 furono espulsi dall’Ordine degli Architetti di Roma perché ebrei. Da ieri, come annunciato nel corso di un evento appositamente organizzato, quell’atto non ha più alcun valore. Angelo Di Castro, Romeo Di Castro, Umberto Di Segni e Davide Pacanowsky: quattro nomi e quattro vicende umane e professionali duramente provate dalle leggi razziste, ripercorse ieri in una sala gremita.
“Commemorare uno dei passaggi più drammatici della storia del nostro Paese significa non solo ricordare la tragedia vissuta dagli italiani di religione o cultura ebraica all’epoca delle leggi razziali. Ma, soprattutto, continuare a cercare le ragioni profonde che ci hanno portato a tale sciagura. Ricordare – ha detto il presidente dell’Ordine romano Flavio Mangione – per far sì che questo dramma non si ripeta mai più e per rimarginare una ferita che sembra insanabile”.
Ad intervenire tra gli altri gli assessori UCEI Livia Ottolenghi e Gianni Ascarelli, l’assessore alla Memoria della Comunità ebraica di Roma Massimo Finzi, il presidente della Società Dante Alighieri Andrea Riccardi. In sala anche discendenti e familiari dei quattro architetti.
Memoria anche nel nome di Charlotte Salomon, la grande artista vittima della Shoah di cui Castelvecchi ha pubblicato l’autobiografia per immagini Vita? o Teatro?. Del libro e della sua storia si è parlato presso la Curia Iulia del Parco Archeologico del Colosseo, nel corso di un evento (organizzato con il supporto dell’assessorato comunitario alla Cultura) che ha visto gli interventi del direttore del Parco Alfonsina Russo e della presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello.
Ad esibirsi la John Cabot Chamber Ensemble, con musiche di Salomone Rossi e della tradizione ebraica. A seguire Miriam Capaldo ha raccontato la storia dell’artista.
(28 gennaio 2020)