Torino, l’ambasciatore Eydar in visita

Si è svolta in mattinata la visita alla Comunità ebraica di Torino dell’ambasciatore israeliano Dror Eydar: un’occasione per dialogare con le principali autorità comunitarie e poter così conoscere le molteplici realtà che la compongono. L’ambasciatore si è soffermato nei locali delle scuole Emanuele Artom e Colonna e Finzi, della casa di riposo e negli spazi dedicati alla vita relazionale della Comunità, come il centro sociale. Ad accoglierlo il presidente della Comunità ebraica Dario Disegni, i membri della Giunta e il rabbino capo rav Ariel di Porto.
“Intendo porre come vescovo, un gesto esplicito e visibile. Andrò a incontrare il rabbino capo e il presidente della Comunità ebraica di Torino, per attestare loro, oltre alla mia personale solidarietà, l’affettuosa vicinanza della Chiesa di Torino”. Queste le parole pronunciate ieri dall’arcivescovo, monsignor Cesare Nosiglia, in risposta agli avvenimenti degli ultimi giorni a Mondovì e a Torino, dove sono comparse scritte antisemite nei pressi delle abitazioni di ex staffette partigiane di origine ebraica e non solo. La prima sulla porta di casa di Lidia Beccaria Ricolfi, deportata a Ravensbruck e testimone della Shoah, ma non ebrea. La seconda sul pianerottolo dove vive una donna di origine ebraica.
Aggiungeva monsignor Nosiglia, accolto poi in Comunità dal rav Di Porto e dal presidente Disegni: “È il momento di fare un passo indietro: indietro verso la terraferma solida della convivenza condivisa, abbandonando la palude di chi fomenta l’odio e l’intolleranza, di chi lascia che i mass media moltiplichino all’infinito i messaggi insensati di individui, che non conoscono altro modo di sentirsi vivi se non quello della violenza – fisica o verbale, non fa differenza. Fare un passo indietro, e aprire gli occhi. Non si tratta di discutere le impossibili ‘ragioni’ degli autori di questi gesti, ma di comprendere che proprio questi gesti, per se stessi, sono il male, annunciano il male senza fine della divisione, dell’esclusione, della violenza sociale”.
“Torino non è una città che discrimina, ma ci sono frange di persone che stanno alimentando un sentimento che non appartiene alla nostra città” commenta Disegni sulle pagine locali del Corriere della Sera. “Bisogna analizzarli attentamente, perché sono il termometro della salute democratica del nostro paese” prosegue il presidente degli ebrei torinesi, definendole “forme di antisemitismo senza obiettivi”.

(Nell’immagine, da destra a sinistra, Gaia Bertolin, Alessandra Coen, la vicepresidente Alda Guastalla, il rav Ariel Di Porto, l’ambasciatore Dror Eydar, il presidente Dario Disegni, il vicepresidente Arnaldo Levi)

Alice Fubini

(29 gennaio 2020)