Gerarchia ed efficienza
Ci sarà tempo e modo di commentare il piano di (non) pace di Trump per risolvere l’annoso problema israelo-palestinese. Ora, però, nel mondo è scoppiata la psicosi coronavirus, che, tra i mille e più problemi che solleva, c’è anche quello della differenza con cui può essere gestita l’emergenza. La Cina ha risposto al problema appena il contagio ha superato la soglia di rischio e lo ha fatto in modo risoluto e definitivo: isolato una città come non accadeva dall’epidemia di peste bubbonica a Venezia (ma Wuhan ha qualche abitante in più della Venezia del tempo), autorizzato la costruzione di un ospedale dedicato esclusivamente ai contagiati da concludersi in 10 giorni di tempo, bloccato i festeggiamenti per il capodanno. Un’efficienza impressionante, che ha anche portato il Presidente Trump a ringraziare il gigante asiatico per aver evitato rischi di contagio globali. Insomma, non pochi si sono fatti sedurre da questo metodo ultra verticistico. Allora, viene da riflettere anche in questo caso su quanto affascini questa organizzazione sociale, per cui si decide tutto in un attimo e tutto si fa l’attimo dopo. C’è, però, chi ha sollevato una domanda: ma come mai misure di tale portata per un numero in fondo non così alto di contagiati e per un’influenza che ha fatto qualche decina di morti in tutto? Qualcosa non torna. E se la Cina nascondesse le reali cifre come fa per ogni altro dato, a partire da quelli economici? Perché la gerarchia mostra l’efficienza, ma che poi lo sia è ancora tutto da dimostrare.
Davide Assael