Qui Roma – Nel nome di Leone Efrati

Fu uno dei più grandi pugili del suo tempo. E solo ai punti perse il titolo mondiale in una sfida appassionante con Leo Rodak, nel dicembre del 1938.
Sarebbero potute esserci molte altre occasioni di riscatto. Ma Leone Efrati, a un certo punto, seguì un richiamo interiore più forte: quello degli affetti. E così, consapevole della posta in gioco, lasciò gli Usa per fare ritorno a Roma. Quello il posto in cui voleva stare, vicino alla moglie Ester e al figlioletto Romolo colpiti delle infami Leggi razziste. Solo porte chiuse da allora per lui, costretto ai margini nonostante l’immensa popolarità. Niente più allenamenti in palestra. Niente più sfide internazionali, con addosso i mitici calzoncini con la Stella di Davide. Al loro posto noccioline vendute sul litorale romano, vari mestieri in clandestinità per tirare a campare. L’epilogo dietro al filo spinato di un lager, per un ultimo drammatico combattimento da cui non avrà scampo. A salvarsi dalla deportazione sarà invece il figlio, che nell’immediato dopoguerra, con lucidità e coraggio, inchioderà alle responsabilità i loro aguzzini.
“L’uragano. Storia di Leone Efrati” racconta questo e molto altro. Lo spettacolo teatrale, scritto da Antonello Capurso e promosso dalla Fondazione Museo della Shoah di Roma, che ha organizzato la serata, ha conquistato la platea del Teatro Palladium dove ottimo riscontro ebbe già lo scorso anno, dedicato a Pacifico Di Consiglio, altro pugile del Ghetto la cui storia suscita emozioni forti, lo spettacolo “A testa alta”. Un’altra vicenda magistralmente portata sul palco di sport, passione e lotta per dignità e giustizia in quell’Italia travolta dall’odio antisemita. Sul palco protagonisti anche gli attori Micol Pavoncello e Alessandro Cecchini.
Prima dello spettacolo il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia ha voluto dedicare un pensiero a una figura simbolo della lotta antirazzista nello sport, il sociologo romano Mauro Valeri che ci ha da poco lasciati.

Adam Smulevich

(Foto di Ariel Nacamulli)

(29 gennaio 2020)