Il convegno UCEI-Palazzo Chigi
La Memoria e la sfida della continuità
Quale il futuro della Memoria dopo la scomparsa dell’ultimo Testimone? Un interrogativo sempre più lacerante e attuale, filo conduttore della tavola rotonda “I figli del dopo” organizzata nella Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito delle iniziative promosse insieme dal Comitato di Coordinamento per le Celebrazioni in Ricordo della Shoah di Palazzo Chigi e dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Una riflessione sulla complessa eredità che cade oggi sulle nuove generazioni. E sul terreno, di natura anche educativa, che si sta preparando.
Molte, come ha ricordato la presidente UCEI Noemi Di Segni nel suo intervento, le sfide che incombono. La necessità ad esempio di far maturare una narrazione delle seconde e terze generazioni, ma anche una testimonianza da parte delle collettività non ebraiche “come formazione di una propria coscienza e identità, con senso di responsabilità per quanto avvenuto nel passato, con impegno sul presente”; la capacità di identificare i segnali del passato che hanno generato la Shoah e di leggere i segnali dell’oggi, per affrontare un percorso “che non è solo memoria narrativa ma è agire concreto, nell’educazione e nel campo giudiziario e di legiferazione”; la lotta a ogni forma di “distorsione, banalizzazione, derisione, riduzione, negazionismo, abuso” del ricordo; la gestione di richieste di scuse ufficiali, come nel caso delle diverse istituzioni italiane che stanno elaborando la ferita delle Leggi razziste.
“Ci stringiamo agli ultimi sopravvissuti sperando che restino con noi ancora per anni, ancora mesi, ancora un giorno per respirare le loro parole. Ma la domanda che tormenta è cosa raccontiamo e chi racconta. I figli e i nipoti che sono stati spesso la ‘breccia’ nel muro del silenzio dopo elaborazioni di questa esistenza nel proprio nucleo di famiglia partecipano oggi ad una elaborazione condivisa, ad una missione collettiva. Missione – ha detto la presidente Di Segni – che non è più solo quella di narrare il passato ma di affrontare il presente”.
Ad intervenire, nello spazio dei saluti istituzionali, anche il segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri Roberto Chieppa. “La storia non si ripete mai allo stesso modo, determinati pericoli possono ripresentarsi sotto altre spoglie” ha osservato, esortando a un fermo rifiuto dell’indifferenza. “La testimonianza ci esorta a coltivare la Memoria, la coscienza storica, i valori su cui si basa la nostra società” ha scritto in un messaggio letto alla platea, tra cui molti studenti, il sottosegretario Riccardo Fraccaro.
La parola è poi passata ai relatori della tavola rotonda, introdotta e moderata dal giornalista Roberto Olla. “Ricomporre l’infranto” il tema svolto da David Meghnagi, assessore alla Cultura UCEI, che si è focalizzato sulle buone pratiche di Memoria da implementare per favorire empatia nelle nuove generazioni; Wlodek Goldkorn, giornalista e scrittore, la cui relazione è stata incentrata sul potere e sul significato simbolico delle immagini; Marcello Kalowski, scrittore, che ha recuperato la vicenda del padre, sopravvissuto alla Shoah, in un libro; Raffaella Di Castro, studiosa di filosofia, che ha parlato di una sua indagine con varie interviste sulla terza generazione; l’editore Shulim Vogelmann, nipote di un sopravvissuto, che ha riflettuto sulla sfida di come approcciare il tema con le figlie di sei e nove anni.
“Testimoni del non-provato”: l’intervento di Raffaella Di Castro
(30 gennaio 2020)