Finzi cittadino onorario di Ravenna
Riconosciuto l’impegno di Memoria

L’attività meritoria di divulgatore della Memoria della Shoah è valsa a Cesare Moisè Finzi la cittadinanza onoraria di Ravenna, conferitagli presso il Teatro Alighieri. Si è trattato del momento più significativo all’interno del corposo programma di eventi in occasione del Giorno della Memoria. Il conferimento era stato approvato lo scorso 21 gennaio dal Consiglio comunale all’unanimità.
Alla cerimonia in teatro hanno partecipato numerosi studenti delle scuole di Ravenna ai quali Finzi ha raccontato la sua esperienza di giovane cacciato dalla scuola poiché ebreo e fortunatamente scampato ai rastrellamenti con la sua famiglia. Al termine dell’intervento gli è stata tributata una lunga ovazione. Oltre agli studenti, ha partecipato alla cerimonia il Consiglio comunale riunito in seduta straordinaria.
Cesare Moisè Finzi, cardiologo ferrarese, fu espulso dalla scuola italiana nel 1938, perché ebreo, a seguito dell’emanazione delle leggi razziste e studiò nella scuola ebraica dove ebbe come insegnante, fra gli altri, il giovane Giorgio Bassani, scrittore e poeta. Per scampare alla deportazione, che toccò invece ad alcuni suoi parenti di Bolzano, nel 1943 fuggì in treno dalla propria città con la sua famiglia e quella dello zio. In totale dieci persone di cui sei bambini. L’intenzione era di recarsi nel sud Italia nella speranza di poter raggiungere rapidamente la zona dove erano già presenti le truppe angloamericane. Era il 19 settembre e a causa del coprifuoco dovettero fermarsi a Ravenna e, non trovando posto nelle pensioni già affollate di soldati, il gruppo provò a suonare il campanello della famiglia Muratori il cui capofamiglia, pochi mesi prima, aveva incontrato lo zio. In quell’occasione promisero di aiutarsi in caso di necessità. I Muratori li accolsero tutti, dando loro da mangiare, da dormire e abiti pesanti per proseguire il viaggio. Per un anno continuarono ad aiutarli e proteggerli. Gino e Pina Muratori per questo gesto furono insigniti del titolo di “Giusti tra le Nazioni”, titolo che dopo la Seconda guerra mondiale viene riconosciuto ai non ebrei per aver salvato dal genocidio anche un solo ebreo, mettendo a rischio la propria vita. La famiglia di Cesare Moisè Finzi e quella dello zio trovarono rifugio a Gabicce e grazie alla solidarietà di numerose famiglie romagnole e marchigiane, che fornirono loro documenti falsi, abiti e rifugi sicuri, sopravvissero alla guerra e alla deportazione. Dopo la Liberazione fecero ritorno a Ferrara dove Cesare Moisè Finzi si iscrisse al liceo scientifico. Successivamente si laureò in medicina. e dopo alcuni anni è divenuto primario di cardiologia presso l’ ospedale di Faenza. Attivamente impegnato nella vita della comunità ebraica ferrarese, di cui è stato in diversi mandati componente del Consiglio direttivo, è autore di alcune pubblicazioni scientifiche di argomento ebraico e del volume uscito nel 2006, “Qualcuno si è salvato”, che ricostruisce la propria vicenda familiare. Dall’istituzione del Giorno della Memoria è impegnato a portare la sua testimonianza di vita, ai ragazzi di tutte le età. In particolar modo ha collaborato con le scuole di Ravenna, incontrando centinaia di ragazzi e ragazze, grazie a progetti promossi dall’amministrazione comunale e dall’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea. Dal 2002 è cittadino onorario del comune di Gabicce, insieme al cugino Cesare Rimini.

(Nell’immagine Cesare Moisè Finzi con il sindaco Michele de Pascale e il rav Luciano Caro)

Jonatan Della Rocca

(2 febbraio 2020)