Defez, memorie di un combattente

“Cresciuto nell’osservanza dei precetti mosaici, educato al senso di libertà, al coraggio e al rispetto per il prossimo, non si tirò indietro quando, a soli 20 anni, impugnò la pistola datagli dal padre per unirsi alla popolazione napoletana insorta contro gli occupanti nazisti per facilitare l’ingresso a Napoli delle forze armate di liberazione”. Incombono le ore eroiche delle Quattro Giornate e Alberto Defez, con al fianco il fratello Leo, sceglie in quel fatidico momento di ritagliarsi un ruolo di primo piano, uno spazio da assoluto protagonista in una delle più importanti pagine del Novecento partenopeo e italiano. 
A ricostruirne la vita è il volume Raccolta di Memorie curato da Suzana Glavaš, docente di croato e figura attiva della Comunità ebraica cittadina, che in questo libro pubblicato dall’editore La Mongolfiera porta all’attenzione di tutti la vicenda di un giovane combattente ed eroe espressione di quell’ebraismo napoletano che non subì deportazioni in città ma che, duramente provato da cinque anni di Leggi razziste che l’avevano posto ai margini, non rinunciò a battersi e a mettere a rischio la propria vita per una comune causa di libertà. 
Una testimonianza avvincente, frutto di un ritrovamento negli archivi comunitari, che prende forma direttamente dalle memorie di quei giorni lasciate ai posteri da Defez, futuro architetto e docente universitario di fama, che fu intimo amico tra gli altri dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Un legame consolidatosi anche in quello sforzo collettivo intriso di coraggio e idealismo. Nell’ora della morte, avvenuta nel dicembre del 2014, l’allora Capo dello Stato (che già lo aveva insignito del titolo di commendatore) volle ricordare i loro rapporti “di affetto, amicizia e comune impegno democratico”. 
Le memorie di Defez, che sono dedicate anche a un altro ebreo napoletano che visse il periodo bellico in età giovanile, il futuro pioniere informatico Bruno Hermann, si leggono d’un fiato e costituiscono un prezioso documento su quei fatti storici. 
“Durante la notte tra il 26 e il 27 settembre – raccontava Alberto – sentimmo spari di mitragliatrice ad intermittenza e, scrutando attraverso uno spiraglio, vedemmo degli automezzi leggeri tedeschi che percorrevano via Roma, che si arrestavano all’incrocio con via Tarsia, così come agli altri incroci, mitragliavano prima da un lato e poi dal latto opposto, dopo di che proseguivano e un altro automezzo che sopraggiungeva ripeteva la stessa operazione. E così andò avanti per tutta la notte”. La sua testimonianza prosegue con queste considerazioni: “Non ci rendevamo conto di cosa stesse accadendo. Solo al mattino seguente, alle prime luci dell’alba, attraverso lo stesso spiraglio assistemmo a una scena straordinaria. Un uomo in divisa militare fascista, cioè divisa grigioverde e camicia nera, era spintonato da alcuni ragazzi, sei o sette, di una ventina d’anni, armati con fucili, e avanzava con le braccia alzate in segno di resa”. Fu quello il momento di svolta e piena consapevolezza. “Non attendemmo oltre”, scriveva Defez. È l’inizio di ore gloriose, ma anche segnate da morti e lutti difficili da sopportare. L’obiettivo è però raggiunto: i nazisti sono costretti ad andarsene. “Eravamo al 30 settembre – ricorda Defez – e i tedeschi avevano abbandonato Napoli: ci sentivamo liberi, ma non certo tranquilli. Degli americani non vi era ancora alcun segno. Napoli era nelle nostre mani, mani certo non esperte. Non vi erano viveri, i negozi chiusi. Quando veniva segnalato che in qualche luogo, un negozio o un carretto ambulante, vi fosse la possibilità di procurarsi qualche genere alimentare, farina, patate o qualunque altro che fosse, era l’occasione perché si procedesse alla razzia selvaggia e alcuni dei combattenti, per fortuna pochi, si sentivano quasi legittimati a scassinare e a razziare. Ad alcuni di noi incombeva il compito ingrato di intervenire cercando di impedire in qualche modo quei fatti”. Una situazione che, per fortuna, durò poco. La mattina del Primo ottobre 1943 il Golfo di Napoli offrì infatti la vista più attesa: le prime navi alleate.

(Il volume sarà presentato domani, alle 17.30, nei locali comunitari. Ad intervenire sarà tra gli altri Sandro Temin, Consigliere della Comunità ebraica napoletana e dell’UCEI)

(4 febbraio 2020)