La testimonianza di Edith Bruck
“Fare Memoria è reagire all’ingiustizia”
Una lunghissima, commovente lettera d’amore. Un legame, quello con Nelo Risi, suo marito per oltre 60 anni, che la morte non ha spezzato.
Ospite alla Casina dei Vallati nell’ambito degli eventi del “Salotto letterario” organizzato da Centro di Cultura Ebraica, assessorato alla Cultura comunitario e Fondazione Museo della Shoah di Roma, Edith Bruck è tornata a parlare del suo ultimo struggente libro Ti lascio dormire, pubblicato da La nave di Teseo. L’occasione per ripercorrere i piccoli e grandi aneddoti, i litigi, le poesie, le ragioni che hanno fatto nascere il loro sodalizio. Ma anche, alla luce della drammatica esperienza vissuta in gioventù, per riflettere sul suo impegno di testimonianza. “Auschwitz mi ha segnato, non potrebbe essere diversamente. È qualcosa che porto con me e che mi fa scattare ogni volta che vedo attorno a me sofferenza e sopraffazione” ha sottolineato la Testimone, intervistata dalla giornalista Simona Branchetti, rivolgendosi alla folta platea.
Ad accoglierla il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia e la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, intervenuti al momento dei saluti d’apertura. E con loro anche Furio Colombo, giornalista ma anche propiziatore vent’anni fa dell’istituzione del Giorno della Memoria, che ha sottolineato la capacità peculiare della scrittrice d’origine ungherese di far convivere “tenerezza e forza, dolcezza e resistenza”. Il suo, ha detto, è un libro che racconta una storia d’amore “al di là di ogni cliché e commiserazione sulla morte”. Pagine, le sue, in cui si avvertono “solitudine e silenzio, ma anche grandezza e bellezza”.
(5 febbraio 2020)