“Stormfront, sentenza
un messaggio importante”
Sono 24 Ie condanne effettuate dal tribunale di Roma, con pene fino a 3 anni e 10 mesi, per gli iscritti alla sezione italiana del sito neonazista Stormfront. La sentenza, con l’incriminazione per incitamento all’odio razziale, minacce e violazione della legge Mancino, è arrivata dopo sei ore di camera di consiglio.
Una sentenza importante, perché “è la prima vera pronuncia che condanna la diffusione dell’odio razziale attraverso la rete”. Così la Polizia Postale, che ha condotto una lunga e complessa indagine affidatagli dal pubblico ministero Luca Tescaroli, ora procuratore aggiunto.
“Il valore aggiunto di tutta l’attività investigativa – viene sottolineato – è stato quello di aver operato sotto copertura. Così facendo siamo riusciti ad infiltrare degli operatori in una comunità molto chiusa e siamo riusciti a tirare fuori dall’anonimato i soggetti che sono stati poi condannati”. Il via alle indagini con la pubblicazione di una lista nera che metteva al bando alcune figure. “Da quella lista – viene spiegato – siamo arrivati ad un blog, che è stato infiltrato. Ma la difficoltà più grande è stata quella di riuscire ad attribuire ad ogni anonimo un’identità reale”.
Soddisfazione anche nel mondo ebraico. “In un momento in cui razzismo e antisemitismo tornano a mostrare un volto particolarmente inquietante – commenta la presidente UCEI Noemi Di Segni – le condanne esemplari inflitte ad alcuni aderenti al gruppo neonazista Stormfront costituiscono un chiaro messaggio all’insieme della società: non c’è né potrà mai esserci spazio per questo tipo di istanze distruttive e destabilizzanti. Un segnale importante da raccogliere. Un sentito ringraziamento va a tutti coloro che si sono spesi per questa causa. E a chi ci ha creduto sin dall’inizio, come l’ex presidente dell’Unione Renzo Gattegna e l’avvocata Diletta Perugia”. In una nota la Comunità ebraica di Roma sottolinea: “Accogliamo con soddisfazione la sentenza del processo Stormfront in cui si ribadisce che l’odio antisemita nella rete non è un crimine che può restare impunito. “Non esistono zone franche per l’antisemitismo, ma pene severe da scontare. Il nostro più sentito ringraziamento va al pm Luca Tescaroli, alla Procura di Roma, alla Magistratura e all’avvocato Cesare Gai che ci ha assistiti, perché in un momento delicato, in cui l’antisemitismo riemerge, hanno permesso di mandare un segnale forte a tutti i predicatori di odio antiebraico”.
(10 febbraio 2020)