L’onore dell’Italia

anna segreL’onore è un concetto difficilissimo da definire, talmente mutevole attraverso i luoghi, le epoche e le culture da assumere significati del tutto opposti tra loro. L’onore dell’Italia, poi, è stato invocato da fascisti e antifascisti, da chi dava la caccia ai nostri genitori e nonni e chi combatteva per difenderli. Dunque nulla più ci dovrebbe sorprendere. E tuttavia confesso che faccio un po’ fatica a capire attraverso quali passaggi logici si possa giungere ad affermare che impedire a una nave carica di profughi di sbarcarli significa difendere l’onore dell’Italia. Posso capire che si parli di esigenze di sicurezza, di impossibilità di accogliere tutti, di necessità di una redistribuzione, dell’opportunità di limitare il numero dei migranti accolti per favorirne l’integrazione; sono argomentazioni che non mi convincono ma di cui comunque riconosco la logica. Ma cosa c’entra l’onore? Perché accogliere una nave carica di migranti dovrebbe essere disonorevole per l’Italia? Perché significa sottostare a decisioni altrui? È una sorta di umiliazione? Oppure è considerata disonorevole l’accoglienza in sé? Se così fosse, l’onore di una nazione starebbe nella sua capacità di respingimento. Idea che suona quanto mai bizzarra per chi ricorda le vicende legate alla Svizzera durante la seconda guerra mondiale. Non so se allora qualcuno avesse invocato l’onore della Svizzera per giustificare i respingimenti di molti profughi ebrei; certamente tali respingimenti oggi sono ampiamente considerati motivo di disonore, macchie sul buon nome del paese, mentre l’onore sta nel ricordare le vicende legate all’accoglienza. Ho citato questo esempio non tanto per fare paragoni storici impropri, quanto per ricordare che le scelte di un paese sono destinate a influenzare la sua immagine nel futuro. Mi sono chiesta se non sarebbe meglio abbandonare del tutto un termine ambiguo come “onore”. Però mi è venuto in mente quanto sia importante nella cultura ebraica il “kavod” (anche se non mi pare che il significato coincida del tutto con la parola “onore” in italiano). Il termine (o la sua radice) ha una gamma vastissima di accezioni e sfumature che è impossibile riassumere in poche righe, ma per lo meno si può ricordare che kavod è quello che gli allievi devono agli insegnanti, che i figli devono ai genitori, ecc. È una cosa molto seria e impone comportamenti ben precisi. Entrano in gioco il rispetto dovuto a una persona, la sua dignità, il suo ruolo sociale, la qualità delle sue relazioni con la famiglia e con la società, l’onore e la dignità della società stessa nel suo insieme. Insomma, il kavod può essere un valore irrinunciabile. Non è detto che l’onore sia necessariamente una parola vuota, un concetto arcaico che non trova riscontro nel mondo di oggi se non per fini propagandistici. L’onore dell’Italia è una cosa molto seria e proprio per questo merita di essere difeso molto seriamente.

Anna Segre, insegnante

(14 febbraio 2020)