Pagine Ebraiche Febbraio 2020 Lo sport a colori, tra Cagli e Levi
Lo sport è anzitutto la lotta che una persona fa con e contro se stessa. Ognuno ne esce vincitore, perché dopo ogni traguardo raggiunto ce ne è uno successivo. Incessantemente lo sportivo si mette alla prova, si conquista, si perfeziona. Così è anche il mondo della cultura.
Eva Fischer era del 1920 e i colori congeniti trasmessi poi nei suoi tanti figli, i suoi quadri, compiono quest’anno il loro primo secolo. Per questo motivo ABEF, l’archivio Baumann e Fischer che si sta creando da alcuni anni, frugando in ogni sorta di memoria presente e passata ereditata non soltanto mentalmente, festeggerà con varie iniziative “EuropEva 192020”. Questo progetto vuole ripercorrere il percorso trascorso da Eva durante la sua vita fisica, attraverso molti stati non soltanto europei. Ad ognuno, attraverso l’egida delle proprie ambasciate, verrà chiesto di esporre delle sue opere. Roma sarà il centro d’Europa attraverso i colori di Eva e il Vecchio Continente troverà la propria unità e il suo consolidamento artistico. Storia e memoria comune attraverso la pittura.
Eva è nata a Daruvar (oggi Croazia) da una famiglia ungherese, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Lione (Francia). Raggiunta la famiglia a Belgrado (oggi Serbia), è dovuta fuggire a causa dei nazisti e attraverso l’Albania ha raggiunto le truppe italiane che occupavano la parte adriatica della ex-Jugoslavia. Ottenne il permesso di lasciare il campo di detenzione dell’isola di Curzola per andare a Bologna dove far curare la madre malata. Lì si adoperò per la Resistenza. A guerra finita decise di trasferirsi a Roma, dove ha incontrato le personalità artistiche del tempo. Per continuare le lunghe conversazioni ed affermarsi come donna in un mestiere prevalentemente al maschile, si è trasferita saltuariamente in Spagna (per incontrare Dalì e Picasso) e a Parigi (per l’amicizia con Chagall). Passò un lungo periodo anche a Londra, ma Roma – dove morì nel 2015 – è rimasta il suo punto d’arrivo e di partenza. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private in tutto il mondo. In vita ha esposto in più di 130 mostre personali, ottenendo successo e premi internazionali.
Eva non era soltanto una pittrice, così come il marito Alberto Baumann non era unicamente giornalista, poeta, scrittore ed artista. Hanno parlato e scambiato arte. Fra le opere lasciate, alcune non erano state create da loro ma da colleghi artisti, con i quali trascorrevano lunghi e profondi sodalizi. Fra questi, alcuni hanno
rappresentato diversi sport, quasi per amalgamare alcune attività fisiche a dei colori, non sempre scelti a caso. Ricordo l’incontro con Guttuso all’inaugurazione di una sua mostra a Castel Sant’Angelo. Mi dedicò il poster-manifesto dell’esposizione con un suo disegno di un calciatore. Nella sede della scuola che frequentavo nella Villa Strohl Fern vivevano alcuni artisti e spesso facevo da portalettere tra mia madre e Carlo Levi, che mi parlò di sport e una volta mi disse che per farlo bisognava saper mantenere il fiato. Solo anni dopo ho capito che il suo non era proprio un consiglio quanto una lamentela, in quanto il suo appartamento si affacciava sul piazzale adibito alle ricreazioni.
È comunque vero che se non si impara a respirare è difficile esprimersi nello sport. Ma lo stesso può esser detto quando si vedono delle opere d’arte, tanto da lasciarci… a mozzafiato. Nella raccolta di opere, chiamata dai miei semplicemente “sport”, primeggiano sette serigrafie di Corrado Cagli, perché alloggiate in un’apposita cartella creata dall’artista con il nome di “Moviola”. La vita di ognuno viene spesso celata dalla professione – ma anche dalle attività sportive e solo frugando nelle biografie si affronta il passato. Per questo vorrei esporre le opere dedicate alle attività fisiche, coronandole con i profili di ogni artista. Cagli ad esempio ha dovuto allontanarsi dall’Italia a causa delle Leggi del 1938 e dopo essersi rifugiato negli Stati Uniti, nel ’43, si trasferì in Gran Bretagna. Un anno dopo partecipa allo sbarco in Normandia, avanzando poi attraverso il Belgio, per giungere in Germania. La tematica delle serigrafie è del 1974, due anni prima della sua morte. Queste opere mettono in risalto “stroboscopicamente” i movimenti dei calciatori: dal colpo di testa, al dribbling, alla potenza di un tiro. Vi è poi la nuotatrice di Giuseppe Mazzullo. Sembra un’atleta impegnata in una gara di fondo. Questo artista offriva la sua casa del quartiere Trieste di Roma, modesta ma ospitale ed aperta a tutti. Fra i suoi amici Ungaretti, Zavattini, Consagra … Rileggere le biografie di questi artisti restituisce molti attimi vissuti da Eva. La intravedo parlare con loro, ascoltarli, imporsi come donna forte (erano quasi tutti uomini), al di sopra degli sfottò suscitati dal suo forte accento ungherese. Sopraggiunge l’azione dell’attaccante juventino di Carlo Levi, che ruba la palla all’avversario. Lo stadio è gremito e rumoroso… Non fa invece rumore il tuffatore di Audino, che si immerge nelle acque della piscina dopo un salto mortale con avvitamento.
Si prega di far silenzio anche ora. Con alzata a strappo, l’atleta di Angelo Canevari tenta il suo record, ma è difficile far tacere l’incitamento di alcuni ed il mormorio degli scommettitori… Anche il saltatore di Carlo Giordana necessita di una forte concentrazione. L’asta è posta all’ultimo livello e si accinge a superarla con lo stile ventrale. Intanto nel bosco vicino, il maratoneta di Caroll effettua i soliti venti chilometri di corsa quotidiana.
Il palazzetto dello sport è invece in fermento per l’atteso incontro di boxe valido per il campionato europeo WBA dei pesi medi organizzato (ed inciso) da Nino Cordia. Al termine dell’incontro si svolgerà l’appassionante match di basket valido per i play off. Inconfondibile il tratto di Ugo Attardi che unisce la tensione degli atleti agli sguardi delle appassionate.
Ad Eva, che era da tempo nota per le storie di vita delle sue biciclette, fu chiesto di eseguire un paio di tirature litografiche per il Campionato Mondiale di Ciclismo di Ostuni nel 1976. Approfittò dell’atmosfera creata dalle tipiche case bianche ostunesi per immaginare una gara di pattinaggio. Forse presa dai racconti di Alberto che aveva iniziato collaborare con l’ufficio stampa del Coni, la sua valenza grafica si interessò anche ad altri sport come il tennis, la pallavolo e lo sci. Sport ed altre emozioni tramutate in tematiche pittoriche, prive di confini. Un secolo vissuto a colori, nel progetto “EuropEva 192020”.
Alan Davìd Baumann, Pagine Ebraiche Febbraio 2020
(Nell’immagine in alto, il ritratto di un calciatore juventino immortalato da Carlo Levi e conservato nell’archivio di Eva Fischer. Nell’immagine in basso, una delle litografie firmate da Fischer nel 1976 per rendere omaggio ad Ostuni, sede del campionato mondiale di ciclismo)