Torino, dalla Mole alle piazze
per dire no all’antisemitismo

Una scritta a illuminare il luogo simbolo di Torino, la Mole Antonelliana, per dare un messaggio all’intera città. “17 febbraio. Valdesi ed Ebrei. No all’antisemitismo”, lo slogan che capeggiava ieri sulla cupola della Mole. “È stato un modo simbolico per dimostrare la solidarietà tra le due minoranze e per lanciare un segnale a tutti i torinesi: serve la presenza e l’impegno di tutti per combattere l’intolleranza”, sottolinea a Pagine Ebraiche il presidente della Comunità ebraica di Torino Dario Disegni. Una chiamata a raccolta che ha come momento culminante l’iniziativa di questa sera (ore 18.00, piazza Palazzo di città) promossa dal Comune per dimostrare che Torino è in prima fila nella lotta contro il veleno antisemita e contro ogni forma d’odio. “L’antisemitismo non è un problema solo degli ebrei, anzi è soprattutto un problema della società. Per questo ci aspettiamo di vedere oggi in piazza sia singoli che istituzioni di ogni formazione sociale, politica e culturale”, afferma Disegni. Tra chi si è subito mobilitato, la Chiesa protestante. “La collaborazione con i valdesi a Torino è innata, le due comunità si trovano a cento metri di distanza l’una dall’altra, – spiega il presidente della Comunità ebraica – hanno una storia comune di persecuzione, di negazione e poi ottenimento dei diritti: nel 1848 infatti arrivò con i Savoia l’Emancipazione e da alcuni anni abbiamo iniziato a ricordarla congiuntamente, in particolare nella data del 17 febbraio quando fu proclamata per i valdesi. Lo abbiamo fatto non per farne un elemento commemorativo e celebrativo, ma per promuovere ogni anno una riflessione sui diritti civili che coinvolga tutta la città”. Quest’anno, sottolinea Disegni, su iniziative della Chiesa protestante la riflessione è stata affidata al problema dell’antisemitismo.
“Nelle ultime settimane abbiamo visto atti ignobili di antisemitismo. – spiegava in un’intervista la presidente del Concistoro della Chiesa valdese di Torino Patrizia Mathieu – Credo che questo fenomeno a vada a situarsi in un contesto culturale, in un momento molto preciso e derivi in parte dalla mancanza di una seria assunzione di responsabilità del nostro paese dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Abbia lasciato queste tracce, questi veleni, questo male sotterraneo di antisemitismo che adesso trova un suo rigurgito”. A differenza della Germania, “noi ci siamo trincerati dietro un ‘italiani brava gente’ e non c’è stata nessuna riflessione profonda”, sottolineava Mathieu, evidenziando il perché della scelta di promuovere un convegno (tenutosi ieri) sul tema dell’antisemitismo odierno. “Volevamo fare una riflessione sull’oggi, e per questo abbiamo preferito confrontarci con persone che lavorano sulla contemporaneità per delineare meglio i confini di questo fenomeno e anche le aree dell’intervento”. Protagonisti dell’incontro “No all’antisemitismo, un impegno senza fine”, la sociologa Betti Guetta dell’Osservatorio Nazionale sull’Antisemitismo del Cdec di Milano, lo storico Claudio Vercelli e il direttore de La Stampa Maurizio Molinari. “È stato un momento molto significativo di analisi e molto seguito – sottolinea Disegni – La sala della Casa valdese era affollatissima e speriamo sia un segnale positivo. Dopo le analisi degli esperti, c’è stato anche un momento per la musica con l’esibizione di Piero Nissim”. Ora una nuova risposta serve per questa sera. “Continuano a pervenire adesioni di istituzioni di ogni genere. Ci auguriamo di vedere la piazza piena di gente e che ci sia una presenza di tutte le formazioni sociali, dalla politica alla scuola ai sindacati, alle società sportive e associazioni culturali per dare un segnale di impegno forte ed educativo per contrastare l’antisemitismo”. “Siamo davanti ad un fenomeno che sta pericolosamente rinfocolando in Italia, in Europa e nel mondo – denunciava Luca Maria Negro, presidente della Federazione che raggruppa le Chiese evangeliche -. I dati sono allarmanti: in aumento gli atti d’odio contro gli ebrei, a cominciare dalle aggressioni verbali, soprattutto in rete, profanazioni di cimiteri e lapidi, pietre d’inciampo divelte, abitazioni segnalate con scritte infamanti”. E per questo la Federazione delle Chiese evangeliche ha predisposto per questa Settimana della libertà – in cui si ricorda l’Emancipazione – un compendio, Contro l’antisemitismo e la cultura dell’odio, come strumento di riflessione e analisi.

dr